11

Quando gli tolsero il cappuccio dalla testa, la luce era tornata. Era una cosa positiva, no?

Forse no. Eddie vide due facce capovolte che lo osservavano: una era bianca, l’altra scura. Un sudamericano, forse. Erano vestiti come quelli che bazzicavano il suo bar, ma taglio di capelli e modo di fare gli parvero da militari, o da gente di un certo livello. O tutt’e due.

E capì che era giusto avere paura. Il casino combinato da suo nipote a quel punto era evidentemente sfuggito a ogni controllo.

«Cerchiamo Johnny» disse il bianco. «Tu sai dov’è?»

«Non l’ho più sentito.» Era la verità. Con quelle persone c’era poco da scherzare, Eddie lo sapeva.

«Non ti ho chiesto questo, Eddie. Ti ho chiesto se sai dov’è.» Il tono era gelido. I due uomini lo guardavano come se fosse un campione di sangue spalmato su un vetrino.

«No, non lo so. Giuro su Dio. Dovete credermi.»

«Va bene, ti ho sentito» disse quello con la pelle scura, annuendo. «Ti credo, Eddie. Voglio solo essere sicuro, però.»

Eddie aveva il cuore in gola anche prima che i due gli si avvicinassero. Il bianco lo afferrò per il collo, gli abbassò il mento e gli infilò in bocca con la forza il manico di un cacciavite. Poi gli chiuse il naso con due dita.

L’altro uomo gli si parò davanti con una manichetta verde da cui usciva un forte getto d’acqua, la sollevò e la puntò verso la bocca di Eddie.

Eddie ebbe un conato. Era terribile! Il getto era troppo forte perché lui potesse buttare giù l’acqua e non riusciva a respirare. Quasi morse il manico del cacciavite, tentando di sputare.

Gli bruciava il petto, aveva bisogno di ossigeno. Cercò di spostarsi, ma era legato dappertutto: non poteva muoversi. Aveva gli occhi fuori dalle orbite, il naso che gli scoppiava. Capì che stava per morire.

Lo colse il panico. Non provava più nemmeno dolore: soltanto una paura incommensurabile, peggiore di qualsiasi incubo, perché era reale. Stava per morire davvero, nel retrobottega del suo bar di Philadelphia.

Non si accorse neppure che il getto d’acqua si era fermato, lì per lì. Il bianco gli piegò la testa di lato, gli tolse il cacciavite dalla bocca e lo lasciò tossire e vomitare per un po’. Eddie credette di vomitare i suoi stessi polmoni.

«La maggior parte delle persone resiste solo un paio di minuti» disse uno dei due. «E parlo di militari.» Gli diede una pacca sulla pancia. «E tu non sei un militare. Perciò te lo chiedo di nuovo, Eddie. Sai dov’è Johnny?»

Eddie non riusciva a parlare, ma mormorò la risposta. «Ve lo trovo io. Lo giuro su Dio.»

«Vedi, sono queste le cose che non mi vanno della mafia» affermò la voce nell’orecchio sinistro. «Dite sempre quello che dovete dire, quando lo dovete dire. Non avete integrità. Non ci si può fidare.»

«Datemi una possibilità, vi scongiuro!»

«Non capisci, Eddie. La tua chance è questa. O ci dici dov’è Johnny, oppure non ce lo dici. Allora?»

«Non so dove sia» balbettò, fuori di sé. «Davvero. Non lo so.»

Nell’infilargli di nuovo il cacciavite in gola, gli ruppero un paio di denti. Eddie cercò di opporsi, di divincolarsi, li supplicò e li implorò, ma a un certo punto il getto d’acqua lo zittì. E dopo pochissimo tornò al punto di prima, al panico di chi sente la morte vicinissima.

E questa volta era vero.

Il segno del male
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