111

C’era qualcosa che non andava. Teddy si accorse che Cormorant era teso prima ancora che l’agente gli bisbigliasse all’orecchio: «Signor Vance, può venire un attimo con me, per piacere? È abbastanza importante».

Anche Maggie se ne accorse e reagì in maniera impeccabile. Fece uno dei suoi sorrisi da grandi occasioni e disse: «Non lo trattenga troppo, Dan, okay?»

«Sissignora.»

«Governatore, torneremo sull’argomento» disse Teddy all’ospite. «Torno subito.»

Poi, senza sapere neppure lui perché, si chinò e diede un bacio sulla guancia alla moglie. «Ti amo, tesoro» le bisbigliò e lei gli fece l’occhiolino.

Che donna affettuosa! Il mondo probabilmente non avrebbe mai saputo quanto era buona. Non che Teddy la amasse veramente, o sapesse che cosa significa amare veramente, ma il loro matrimonio funzionava. Erano affiatati e, nonostante tutte le cose di lui che Maggie non sapeva e non avrebbe mai saputo, erano legati da un sentimento sincero. Il tutto è più della somma delle parti, e poi non esistono rapporti che non siano complicati, eccetera eccetera.

Vance allungò il passo per tenere dietro all’agente e insieme attraversarono il salone.

«Che cosa c’è, Dan?»

«Cerca di mantenere la calma» disse Cormorant. «L’FBI ha alcune domande da farti. Ci aspettano fuori per accompagnarci all’Eisenhower Building.»

Teddy si fermò di colpo. «Un momento. Stai cercando di...» Inclinò la testa da una parte e scoccò un sorriso a una coppia che passava, incuriosita, poi voltò le spalle alla folla nel salone. «Stai cercando di farmi venire un infarto?»

«So quel che faccio, te l’assicuro. Devi fidarti di me.»

«Fidarmi di te? Mi stai portando dritto fra le loro grinfie!»

Cormorant infilò in tasca la mano dove aveva il microfono e, con un filo di voce carico di tensione, disse: «Non ti ho dato abbastanza dimostrazioni della mia lealtà? Santo cielo, Teddy, datti una regolata. Vogliono solo farti qualche domanda».

«Non so perché, ma non ti credo, Dan. La situazione è grave. Gravissima, vero?»

«Stammi bene a sentire.» L’agente lanciò un’occhiata verso l’uscita più lontana. «L’unica via d’uscita è quella porta laggiù. O ti presenti spontaneamente, o ti verranno a cercare. Non puoi scappare da nessuna parte. Se entrano qui dentro, per il presidente sarà molto imbarazzante.»

Ormai li vedeva: un gruppo di uomini vestiti di scuro sulla River Terrace, fra cui l’ispettore del dipartimento che gli stava addosso, Alex Cross. Quello che sarebbe dovuto essere morto e sepolto da un pezzo.

«Svelto, dobbiamo andare.»

«Non farmi fretta, maledizione! Ti sei dimenticato con chi hai a che fare? Sono Teddy Vance!»

Teddy si aggiustò la cravatta, prese una flûte dal vassoio di un cameriere che passava e dovette controllarsi per non mandarla giù tutta d’un fiato. Bevve un piccolo sorso e fece un altro sorriso disinvolto a beneficio dei presenti, con il sangue che gli pulsava nelle orecchie.

«E va bene» disse. «Andiamo. Posso anche rispondere a qualche domanda.»

Il segno del male
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