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Era veramente scandaloso. Anche se Nicholson poteva indubbiamente permettersi di pagare una cauzione così alta, per uscire dal carcere occorreva comunque che un giudice federale firmasse il Modulo 41 e che qualcuno ancora più in alto perorasse la sua causa.
La manovra di insabbiamento stava diventando di giorno in giorno più vasta, ramificata e disgustosa. Più che scandalizzato, ero impressionato dalla portata di quella manovra e sospettavo che fosse lungi dall’essere conclusa.
John e io andammo a casa di Nicholson, più per forma che per altro, e poi all’appartamento di Mara Kelly. Trovammo esattamente ciò che ci aspettavamo: sigilli alle porte e nessun segno del passaggio di chicchessia da almeno due o tre giorni. Ammesso che i due fossero tornati a casa, a quel punto se n’erano già andati. Dubitavo che li avremmo mai rivisti.
Prima di riprendere l’autostrada, chiesi a Sampson di fermarsi a una stazione di servizio Exxon vicino a casa di Mara Kelly. Per trentanove dollari comprai un piccolo Nokia con scheda prepagata e provai a fare il numero che mi era stato dato due giorni prima.
Wylie Rechler rispose al primo squillo. «Pronto, sono Jenna. Mi dica.»
«Sono Alex Cross, Jenna. L’ispettore. Ci siamo visti l’altro giorno a Friendship Heights» dissi. «È pronta a buttarsi nella mischia?»
Dall’altra parte giunse un’esclamazione di melodrammatica sorpresa. «Caro ispettore, io ero pronta anche l’altro giorno. Che notizie ha per me?»
«Mai sentito parlare di un certo Tony Nicholson?»
«Non credo. No, sono sicura di no. Perché?»
«È il proprietario di un libriccino nero sul quale penso proprio le piacerebbe mettere le mani. Anche se temo che nessuno di noi avrà mai il piacere di leggerlo. Fino a stamattina alle undici il signore in questione si trovava in un carcere federale. Adesso è uscito su cauzione e scommetto che è già espatriato. Portandosi dietro il suddetto libriccino nero.»
«E questo cosa mi significa?»
«Potrebbe significare molto, Jenna. Se è disposta a darmi una mano. Vorrei che mettesse la pulce nell’orecchio a Sam Pinkerton del Post» le dissi. «Le sembra fattibile?»
«Direi di sì.» Ci fu un attimo di silenzio, poi a voce più bassa Jenna aggiunse: «Sam segue la Casa Bianca. Lo sa, vero?»
«Certo.»
«Oh, Gesù, ho un orgasmo! Scusi, se mi lascio trasportare. Okay. Ma che cosa mi dirà il signor Pinkerton quando lo chiamo? Se lo chiamo, naturalmente.»
Le dissi la verità. «Subito forse niente, ma con il tempo penso che potreste iniziare una bella collaborazione. E coprire la vicenda da tutti i punti di vista.»
«Sto per innamorarmi di lei, ispettore.»
«La devo avvertire, Jenna: Sam mi odia» replicai. «Non le conviene fargli il mio nome.»
Quando chiusi la telefonata Sampson, che era seduto al volante, mi guardò con aria interrogativa. «Credevo che Sam Pinkerton fosse tuo amico.»
«Infatti lo è.» Mi misi in tasca il telefono nuovo, accanto all’altro. «Sto solo cercando di rimanergli amico.»