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Quando ricevetti la telefonata del mio amico Ned Mahoney, che lavora nell’FBI, non immaginavo proprio che volesse parlare di Caroline. Per telefono, mi disse soltanto di raggiungerlo al Tysons Corner Center in McLean Avenue, per pranzare insieme. Da chiunque altro, mi sarebbe sembrato un invito bizzarro, ma di Ned mi fidavo. Capii che c’era sotto qualcosa.

Mahoney era un pezzo abbastanza grosso all’FBI e un tempo era responsabile della squadra Antisequestri di Quantico. Adesso ricopriva una carica ancora più prestigiosa: tutti gli agenti sul campo che operavano lungo la East Coast facevano capo a lui. Quando io ero al Bureau, lavoravamo insieme e di recente avevamo collaborato nelle indagini su un gruppo di spacciatori e di agenti speciali corrotti.

Mi sedetti di fronte a lui, a un tavolo di plastica arancione, con sedie di plastica bianca. Ned stava bevendo caffè.

«Sono occupatissimo, in questi giorni. Cosa caspita vuoi da me?» E gli sorrisi.

«Facciamo due passi» mi propose. Ci alzammo. «Ho molto da fare anch’io. Monnie Donnelley mi ha detto di salutarti.»

«Ringraziala e ricambia i saluti. Allora, Ned, cosa mi volevi dire? Mi sembra di essere in un romanzo di John le Carré» gli dissi, mentre uscivamo dal ristorante.

«Ho scoperto alcune cose interessanti a proposito di Caroline» mi rispose, senza girarci intorno. «Ti giuro che non te ne parlerei, se non fosse tua nipote. La faccenda si sta facendo più sinistra e pericolosa ogni giorno che passa.»

Mi fermai davanti a una vetrina che esponeva una pila di libri di David Sedaris. «Comincia a raccontare dal principio, Ned, per favore.» Mahoney è molto in gamba, ma certe volte è difficile tenergli dietro.

Riprese a camminare, guardandosi intorno. Stavo cominciando a preoccuparmi. «Abbiamo mandato una squadra a tenere d’occhio una certa proprietà in Virginia. Un club privato. Frequentato da gente di un certo calibro. Gente capace di passarci sopra la testa, Alex. In tutti i sensi.»

«Ti ascolto.»

Ned abbassò lo sguardo. «Tu sai che tua nipote è stata... ehm.»

«Sì, ho letto tutti i referti del medico legale. L’ho vista.»

Ned buttò il caffè nel cestino della carta straccia. «È possibile che sia stata uccisa da qualcuno in quel club. Probabile, direi.»

«Aspetta un momento.» Ci fermammo di nuovo. Attesi che una mamma bionda con tre bambini piccoli e un certo numero di sacchetti di Baby Gap passasse oltre. «Perché c’è di mezzo l’FBI?»

Mi venne in mente il picciotto che era stato ritrovato e poi perso di nuovo: Johnny Tucci. «Parli di quella mezza tacca di Philadelphia?»

«No, quello non ci interessa. È molto probabile che sia morto, peraltro. Alex, quel club è frequentato da gente importante di Washington. Al Bureau l’atmosfera si è fatta pesante in questi ultimi giorni. Anche ai massimi livelli.»

«Mi stai dicendo che se ne occupa Burns?» Ron Burns era il direttore dell’FBI ed era una brava persona. Mahoney scosse la testa: non mi avrebbe mai dato una risposta diretta a quella domanda, ma io capii ugualmente. «Comunque vada, Ned, io vi voglio aiutare.»

«Sì, l’ho capito. Ma ascolta, Alex: quasi sicuramente ti stanno tenendo d’occhio. Non sarà facile. Per niente.»

«Vuol dire che qualcuno ci tiene, allora. Meglio così. Mi assumerò i miei rischi.»

«Te li sei già assunti, Alex.» Mi diede una pacca sulla spalla e sorrise amaramente. «Solo che non te ne sei reso conto.»

Il segno del male
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