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Se solo fosse rimasto tutto così e quell’estate non fosse mai finita...
Poco dopo il ponte del quattro luglio, invece, ricevetti dal dipartimento di polizia la telefonata che tutti avevano giurato di non fare mai, in nessun caso.
Un collega di Austin, nel Texas, mi aveva cercato. Stava indagando su un pluriomicidio particolarmente efferato e difficile da risolvere. Ma il motivo per cui mi voleva parlare non erano gli omicidi in sé, quanto il fatto che il caso stava cominciando ad assomigliare molto a uno dei miei, una vicenda che credevo chiusa per sempre.
Gli dissi di rivolgersi al detective di Dallas con cui avevo collaborato all’epoca e non mi lasciai coinvolgere. Non intendevo occuparmi di nessuna indagine fino a settembre.
Poi però, circa due settimane dopo, arrivò un’altra telefonata da una detective di San Francisco, una certa Boxer. Aveva per le mani uno strano caso che presentava, anche questo, molte analogie con gli omicidi commessi da un pazzo che andava sotto il nome di Mr Smith e che io avevo catturato e visto morire. O almeno così avevo sempre creduto.
Ma questa è una storia che racconterò un’altra volta.