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La nostra villa era incredibile. Proprio come nei film. Una porta finestra scorrevole, che prendeva tutta una parete, dava su una terrazza privata con piscina a sfioro da cui si poteva accedere direttamente alla spiaggia scendendo alcuni scalini. C’erano fiori freschi dappertutto, sia nella villa che fuori, e un letto gigantesco in mogano, che doveva costare l’equivalente di un anno di stipendio.
«Direi che può andare» commentai mentre chiudevo la porta finestra e le persiane lasciandomi alle spalle il mondo esterno. «Un ambiente degno di 007.»
«Oh, James, James» invocò Bree scherzosamente, attirandomi sul letto. «Fammi sognare, James.»
Non mi feci pregare. Da cosa nasce cosa e il progetto di andare a fare subito una bella nuotata andò a farsi benedire. Riuscimmo però a fare lo stesso parecchia attività fisica e, quando ci rialzammo dal letto, il sole stava per tramontare e avevamo appetito.
Non saprei dire quale sia stata la cosa migliore di quella serata, se la cena franco-caraibica al ristorante Dune, la bottiglia eccezionale di Pinot Noir che ordinammo o semplicemente il fatto che, per una volta, mi sentivo al posto giusto nel momento giusto.
Dopo cena andammo al casinò dell’Atlantis Resort a giocare a blackjack. Bree vinse per un po’, poi fui più fortunato io, ma quando ce ne andammo verso mezzanotte avevamo perso qualche dollaro. Non per questo eravamo meno felici o spensierati.
Tornammo al nostro albergo a piedi, passando dalla spiaggia, mano nella mano.
«Felice?» chiesi a Bree.
«Sposata» rispose. «Felicemente sposata. Non mi sembra vero. Eppure non sto sognando, vero, Alex? Questa è la realtà?»
Mi fermai, la abbracciai e, stretti l’uno all’altra, ammirammo i riflessi della luna sul mare.
«Non abbiamo ancora messo piede in quest’acqua così meravigliosa» dissi, cercando con le dita i primi bottoni della sua camicetta. «Se la sente di fare il bagno di notte, signora Cross?»
Bree si guardò intorno e disse: «È una sfida?»
«No, solo un invito. Ma mi sentirei un po’ ridicolo, tutto nudo e solo in mezzo al mare.» Bree mi stava già sbottonando i pantaloni.
Lasciammo i vestiti sulla sabbia e ci tuffammo. Dall’hotel giungeva un’eco di percussioni caraibiche, ma era come se avessimo l’oceano tutto per noi. Ci baciammo nell’acqua e dopo un po’ ci ritrovammo a fare l’amore sulla spiaggia. Era un po’ rischioso e c’era parecchia sabbia, ma era il genere di rischio che correvo volentieri.