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Ero a casa, quando mi telefonarono per dirmi che il cecchino aveva colpito ancora, stavolta vicino a Woodley Park.
«Ispettore Cross? Sono il sergente Ed Fleischman del Secondo distretto. C’è stato un omicidio. Colpo d’arma da fuoco sparato a tradimento, da lontano.»
«Chi è la vittima?»
«Mel Dlouhy. Per questo l’ho chiamata, ispettore. Le analogie con il suo caso sono parecchie.»
Dlouhy era stato rinviato a giudizio per frode fiscale ed era libero su cauzione. Era al centro di uno dei peggiori scandali nella storia degli Stati Uniti. Era accusato di aver approfittato della propria posizione all’ufficio distrettuale delle imposte per dirottare decine di milioni di dollari versati dai contribuenti in conti correnti suoi, dei suoi parenti e dei suoi amici, servendosi di inesistenti organizzazioni non profit per la tutela dell’infanzia.
Un colpo d’arma da fuoco sparato da lunga distanza e una vittima al centro di uno scandalo finanziario: indubbiamente le analogie c’erano.
Il caso era sempre più complicato e volevo seguirlo dal principio. Stava per scoppiare un pandemonio, lo sapevo: tanto valeva che fosse il mio pandemonio.
«Da dove mi chiama?» chiesi al sergente.
«Thirty-second, angolo con Cleveland Avenue. È pratico della zona?»
«Sì.»
Il Secondo distretto era l’unico, in città, ad aver registrato zero omicidi l’anno precedente. Alla faccia delle statistiche. La gente del quartiere doveva essere già in subbuglio.
«L’ambulanza è già arrivata?»
«Sissignore. La vittima è stata dichiarata morta.»
«In casa non è entrato nessuno?»
«Abbiamo controllato le stanze. La signora Dlouhy è qui con noi. Se vuole, le chiedo se possiamo procedere a una perquisizione.»
«No. Faccia uscire tutti quelli che sono dentro e chiami la Scientifica. Possono cominciare a fotografare la scena del crimine, ma non voglio che nessuno tocchi niente finché non arrivo io» raccomandai al sergente Fleischman. «Da dove gli hanno sparato? Lo sappiamo?»
«Dal giardino sul retro o dalla villa dei vicini, riteniamo. Che non sono a casa» rispose Fleischman.
«Va bene. Predisponga un posto di comando fuori dalla casa, sergente. Non nel giardino sul retro, ovviamente. E voglio un agente di guardia a tutte le porte e un altro dai vicini. Chiunque voglia entrare deve prima passare attraverso voi, che lo impedirete in ogni caso. Almeno finché non sarò presente io. L’omicidio è di competenza del dipartimento di polizia e io sono l’ispettore della Omicidi con il grado più alto. Arriveranno FBI, ATF, forse anche il capo, che abita più vicino di me. Gli dica di chiamarmi in macchina, magari.»
«Nient’altro, ispettore?» Fleischman sembrava un po’ frastornato dalle mie raccomandazioni. Non potevo biasimarlo, peraltro: chi lavora al Secondo distretto non è abituato a certe cose.
«Dica agli agenti intervenuti per primi che non devono parlare con nessuno, né giornalisti né vicini. E anche voi, mi raccomando: non avete visto niente e non sapete niente. Nessuno entra finché non arrivo io.»
«Ci provo» fu la risposta di Fleischman.
«Ci riesca» ribattei. «Mi creda, non dobbiamo fare passi falsi.»