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Kyle aspettò ancora due giorni, passò un paio di notti a Washington e si fece una bella scopata al Princess Hotel. Poi fece uscire Max Siegel alla luce del sole una volta per tutte.
Fu emozionante entrare con la nuova BMW presa a noleggio nel garage dello Hoover Building nei panni di Max Siegel. Gli agenti di guardia a quel luogo superprotetto non ebbero la minima esitazione a lasciar entrare nel quartier generale dell’FBI l’uomo più ricercato degli Stati Uniti.
Che gentili!
Grazie ai documenti di Siegel, Kyle Craig arrivò fino al quinto piano. Lo fecero accomodare in una sala del SIOC, lo Strategic Information and Operations Center, con vista su Pennsylvania Avenue. Lo accolsero due rappresentanti della Gang and Criminal Enterprise Section, uno del Directorate of Intelligence, il vicedirettore della sede principale e quello della sede distaccata di Washington.
A prendere la parola per prima fu uno dei vicedirettori, Patty Li. «Capisco che è un momento di grande stress per lei, agente Siegel, ma ci sono alcune cose che deve sapere. Il suo contatto, Steven Malinowski, è morto due giorni fa.»
Kyle mantenne un atteggiamento professionale, con il giusto grado di emozione. «Oh, mio Dio. E come?»
«Pare abbia avuto un infarto mentre faceva la doccia. In casa sua.»
«Incredibile. Ci sono andato ieri. Ho bussato alla porta, ma...» Si interruppe e si passò una mano sulla faccia da un milione di dollari. Un’interpretazione da Oscar.
«Ha fatto bene a contattarci direttamente» disse Patty Li. «Una volta che avrà fatto rapporto e ricevuto le istruzioni del caso, le daremo un periodo di permesso in modo da...»
«No.» Kyle si irrigidì e guardò negli occhi Patty Li. «Mi perdoni, ma è l’ultima cosa che voglio, in questo momento. Credo di essere pronto a riprendere il lavoro.»
«Le serve un periodo per riprendersi. Dorma fino a tardi la mattina, vada allo stadio, faccia quello che le piace fare. Ha fatto finta di essere un altro per anni, Siegel. Ci vuole un po’ per tornare a essere se stessi.»
Kyle si sentiva come se avesse avuto davanti un banchetto prelibato, donne bellissime e disponibili e un’auto di lusso da guidare a tutta velocità. Magari con i fari spenti. Quei Fessi Babbei Imbecilli si stavano bevendo tutto quello che diceva.
«Vi ringrazio dell’interessamento, ma il mio curriculum dovrebbe parlare da sé» replicò. «Se volete farmi una perizia per vedere se sono idoneo, fate pure. Ma non voglio essere messo da parte: voglio lavorare. So che mi farà bene.»
I presenti si scambiarono occhiate perplesse. Uno della Narcotici si strinse nelle spalle e chiuse la cartellina che aveva davanti. La decisione spettava a Patty Li.
«Dove le piacerebbe essere assegnato, eventualmente?» gli chiese.
«Mi sentirei pronto a un incarico come ASS» rispose lui. Era la verità.
«Agente speciale di supervisione? Vedo che non ha perso l’ambizione.»
«E vorrei rimanere a Washington, nella sede distaccata. Spero di essere all’altezza.» Era importante dimostrare un minimo di umiltà.
Non gli avrebbero promesso niente, per il momento, ma Kyle era convinto che alla fine lo avrebbero accontentato. Andare alla sede distaccata non era indispensabile, ma sarebbe stato un gradevole extra: era in Judiciary Square, a due passi dal Daly Building.
Da lì, avrebbe potuto chiamare Alex Cross dalla finestra, volendo. Non sarebbe stata una pacchia?
Mancava pochissimo ormai al loro prossimo incontro.