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Mi scaldai gli avanzi del pranzo, quella sera. Quando i bambini erano già a letto da un pezzo, mi telefonò Christine.
Nel vedere il suo nome sul display, mi sentii in dubbio. Non potevo non rispondere, ma non avevo nessuna voglia di parlare con lei. Accettai la chiamata solo perché non volevo correre il rischio che venisse a cercarmi a casa.
«Cosa c’è, Christine?»
Mi accorsi subito che stava piangendo. «Oggi hai sbagliato a fare così, Alex. Mi hai mandato via in malo modo.»
Stavo già uscendo dalla camera da letto per andare a parlare nello studio. Aspettai di aver chiuso la porta, prima di riprendere.
«Può darsi» ammisi. «Ma tu sei piombata qui all’improvviso, raccontando un sacco di storie.»
«Solo perché pensavo che nostro figlio avesse diritto di passare un pomeriggio con la sua famiglia, una volta ogni tanto!»
Ci stavamo accapigliando di nuovo, il che la diceva lunga sui nostri rapporti. Ero stufo. Mi sentivo oppresso come quando litigavamo per l’affidamento.
«Ali passa tutti i giorni con la sua famiglia, Christine» risposi. «Anche se non c’è sua madre.»
Scoppiò di nuovo in singhiozzi. «Come fai a dirmi una cosa simile?»
«Non voglio farti del male, Christine. Lo dico perché è vero.» Stavo per perdere la pazienza. Christine aveva sempre mancato di coerenza, come madre. Era troppo lunatica e inaffidabile: se l’era cercata.
«Non ti preoccupare, comunque: ho fatto quello che volevi tu. Sono all’aeroporto.»
«Io vorrei che riuscissimo a trovare un equilibrio soddisfacente per tutti quanti» puntualizzai.
«Soddisfacente per te, vorrai dire. Tu hai pensato sempre e solo a te stesso, Alex. Da quando ti conosco.»
Persi definitivamente la pazienza.
«Ti ricordi che mi hai lasciato tu?» sbottai. «Che io ti ho implorato di restare a Washington, di non abbandonare Ali? Merda! Ti sei scordata tutto?»
«Non parlarmi in questo modo!» mi sgridò. Ma io non avevo finito.
«Adesso pensi di poterti palesare qui e far finta che non sia successo niente? Non funziona così, Christine. Non si torna indietro.»
«No» rispose, con un filo di voce. «Lo so.»
E chiuse la comunicazione. Ero frastornato, ma anche sollevato. Forse Christine voleva mettermi alla prova, vedere se l’avrei richiamata. Non ci pensavo neanche. Mi sedetti sul divanetto a guardare il soffitto, per cercare di calmarmi.
Mi dispiaceva che fossimo arrivati a questo punto. Avevo amato appassionatamente Christine e avevo voluto con tutte le mie forze che restassimo insieme, all’epoca. Adesso, mi sembrava che fosse passata un’eternità.
Adesso volevo che sparisse per sempre dalla mia vita.