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A Georgetown era scoppiato un altro tombino, che era arrivato a oltre dieci metri di altezza. Era una piccola epidemia, come se le vecchie infrastrutture della città avessero raggiunto un punto critico.

I cavi sotterranei si erano logorati e bruciati, sotto le strade si erano formate sacche di gas infiammabili e ultimamente succedeva sempre più di frequente che i fili scoperti creassero un arco elettrico, i gas prendessero fuoco e tombini di ghisa di oltre cento chili volassero pericolosamente per aria.

Erano cose che facevano sballare Denny e Mitch. Tutti i pomeriggi, prendevano i giornali da vendere e andavano a controllare sui computer della biblioteca il sito del dipartimento dei Trasporti per vedere dov’erano gli ingorghi peggiori. Il traffico era loro alleato.

Sul Key Bridge c’era sempre la coda, ma quel giorno l’imbocco da M Street sembrava addirittura una via di mezzo tra un parcheggio e un circo. Denny camminava fra le macchine lungo la mezzeria, Mitch si occupava delle fasce laterali.

«True Press, un dollaro soltanto. Aiuta un povero senzatetto, per favore.»

«Gesù vi ama. Aiutate un povero senzatetto.»

Erano una strana coppia. Denny era alto un metro e ottantacinque, bianco, denti marci e mento sfuggente, perennemente mal rasato, e Mitch nero, faccia da bambino, alto nemmeno uno e sessanta, tracagnotto, capelli crespi cortissimi.

«È una metafora perfetta, ti pare?» stava dicendo Denny. Si parlavano da sopra le macchine. Anzi, Denny parlava e Mitch gli faceva da spalla.

«La pressione sale e sale, là sotto, dove non c’è un cazzo di nessuno a vedere perché ci sono solo topi e merda. Tutti se ne fregano e poi, un giorno...» Gonfiò le guance e fece il rumore di un’esplosione nucleare. «Allora non puoi più non vedere, no? Perché topi e merda a quel punto sono sparsi dappertutto. E la gente vuole sapere com’è che nessuno ha fatto un cazzo per impedirlo. Insomma, dimmi tu se non è tutto così a Washington, DC.»

«Di sì, ti dico. DC» fece Mitch, e rise della propria battuta. Aveva una maglietta con la scritta IRAQ: SE NON CI SEI STATO, TACI. Indossava un paio di calzoni mimetici larghi, come quelli di Denny, ma tagliati sotto il ginocchio.

Denny teneva la maglietta sulle spalle per mostrare la tartaruga. Se sei bello vendi di più, e lui di bello aveva solo gli addominali. «In America è così» continuò, a voce abbastanza alta perché chi aveva i finestrini aperti lo sentisse. «Fai quello che hai sempre fatto e ottieni quello che hai sempre ottenuto. Dico bene?» chiese a una tipa in tailleur su una BMW. La tipa sorrise e gli comprò un giornale. «Che Dio ti benedica, cara. Ecco come si fa, signore e signori!»

Continuò a zigzagare fra le macchine, vendendo altri giornali dai finestrini.

«Ohi, Denny» lo chiamò Mitch, indicandogli con il mento due agenti in arrivo da Thirty-fourth Street. «Mi sa che quei due ce l’hanno con noi.»

Denny precedette i due agenti, senza dargli il tempo di dire qualcosa. «Non facciamo niente di illegale. Mendicare per le vie della città non è reato. E questa mi sembra proprio una via della città.»

Uno dei due agenti indicò le macchine imbottigliate, i furgoni e i camion dei pompieri. «Mi prendi in giro? Sgomberare, ragazzi. Forza!»

«Davvero volete impedire a due onesti reduci di guerra senza un tetto sopra la testa di guadagnarsi da vivere?»

«Siete mai stati in Iraq, voi?» chiese Mitch ai due poliziotti. La gente stava cominciando a guardare.

«Hai sentito cosa t’ha detto il mio collega?» insistette il secondo agente. «Forza, ragazzi, andate via.»

«Ehi, guardate che il fatto di avere due coglioni non vi dà diritto di fare i coglioni» disse Denny, scatenando qualche risata fra gli automobilisti. Sentiva di averli dalla sua.

Uno dei poliziotti cominciò a spintonare. Mitch non sopportava quando gli mettevano le mani addosso, e reagì, facendo cadere a terra l’agente che aveva osato toccarlo. L’altro mise una mano sulla spalla di Denny, che se lo scrollò di dosso in malo modo.

Meglio togliersi di lì.

Saltò oltre il cofano di un taxi giallo e corse via, verso Prospect Street, con Mitch dietro.

«Fermatevi!» intimò uno dei due agenti.

Mitch continuò a correre, ma Denny si voltò. Ormai c’erano un bel po’ di macchine fra lui e i due sbirri. «Cosa fai, se non mi fermo? Mi spari? A un povero veterano senzatetto?» Allargò le braccia. «Fallo, se hai il coraggio. Ammazzami. Così lo Stato risparmia.»

Alcuni automobilisti gridarono qualcosa, altri cominciarono a suonare il clacson.

«Lasciateli in pace, poveracci!»

«Hanno fatto la guerra!»

Denny sorrise, fece un gestaccio agli agenti e riprese a correre per raggiungere Mitch. Nel giro di pochissimo erano in Thirty-third Street. Poi scomparvero del tutto.

Il ritorno del killer
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