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Nana Mama stava leggendo il Washington Post sul tavolo della cucina, quando scesi alle cinque e mezzo. Il caso era in prima pagina. Il titolo recitava: CECCHINO UCCIDE DUE PERSONE IN PIENO CENTRO.
Nana batté due volte il dito sul titolo, come se io non l’avessi notato.
«Nessuno merita di morire, anche se è un farabutto» mi disse. «È spaventoso. Ma quei due non erano brave persone, Alex. Molta gente proverà una certa soddisfazione nel sapere che sono andati all’altro mondo. Tienine conto.»
«Buongiorno a te, nonna.»
Mi chinai a darle un bacio sulla guancia e toccai la tazza di tè che aveva davanti: era fredda. Questo voleva dire che era alzata da un pezzo. Non mi piace fare il brontolone, ma conosco l’importanza del riposo. Soprattutto per chi è reduce da un attacco di cuore. Nana sembrerà anche in ottima forma, ma ha più di novant’anni.
Mi versai il caffè in una tazza termica e mi sedetti a dare un’occhiata al giornale: mi interessa sempre sapere che cosa leggono di se stessi gli assassini. L’articolo era poco obiettivo e conteneva una serie di bestialità. Di solito cerco di non prestare attenzione alle baggianate che scrivono certi personaggi saccenti e quindi decisi di ignorare quell’articolo.
«Ipocriti!» esclamò Nana, scaldandosi. «Ogni volta che uno viene preso con le mani nella marmellata, tutti quanti facciamo finta che sia l’unico. Credi che questo signore sia il solo membro del Congresso ad aver mai preso una mazzetta?»
Andai a pagina venti del giornale per leggere il seguito dell’articolo. «L’ottimismo non va sprecato, Nana.»
«Non mi fare prediche a quest’ora del mattino, per cortesia» mi sgridò lei. «Io mi ritengo un’ottimista, ma non voglio chiudere gli occhi di fronte alla realtà.»
«Dimmi un po’: non li hai chiusi per niente, stanotte?» Era un modo un po’ maldestro per chiederle come stava, ma indagare sullo stato di salute di mia nonna è un po’ come cercare di far mangiare la verdura ai bambini. Bisogna farlo per vie traverse, di nascosto, altrimenti non ci si riesce. E comunque di solito non ci si riesce lo stesso.
Alzò la voce per farmi capire che aveva afferrato dove volevo arrivare e non intendeva darmi risposta.
«Ti voglio regalare una piccola perla di saggezza, Alex. Rifletti: com’è che quelli che muoiono ammazzati in questa città sono sempre o poveri e neri, o ricchi e bianchi? Dimmelo un po’.»
«È un discorso lungo, purtroppo. E io non ho tempo, stamattina» risposi, alzandomi.
«Dove vai, a quest’ora?» disse lei, cercando di fermarmi. «Aspetta che ti cucino due uova. E non portarmi via il giornale!»
«Voglio fare qualche ricerca in ufficio prima di cominciare gli interrogatori» risposi. «Fammi il piacere: leggi le pagine di cultura e spettacolo, invece che la cronaca.»
«Ah, già, perché a Hollywood non c’è razzismo, vero? Apri gli occhi, Alex!»
Risi, le diedi un bacino e contemporaneamente rubai un altro biscotto al cioccolato.
«Brava, Nana. Ti voglio bene. Buona giornata.»
«Non trattarmi con condiscendenza. Anch’io ti voglio bene, Alex.»