25
Appena Alex Cross entrò nella stanza, Kyle si rialzò e lo guardò negli occhi. Dead man walking, pensò. Sorrise e gli strinse la mano.
«Piacere. Max Siegel, sede distaccata di Washington. Come va? Non molto bene, immagino.»
Cross gli strinse la mano malvolentieri, ma fu comunque un momento elettrizzante. Ci siamo!
«Cosa fa qui?» chiese Cross.
«Do un’occhiata al cadavere» rispose Kyle.
«Non sto scherzando: perché sta esaminando il cadavere?»
Straordinario. Cross non aveva idea di chi aveva di fronte. La plastica facciale era venuta benissimo. L’unico rischio, se mai, era che lo riconoscesse dalla voce. Ma aveva registrato Max Siegel per settimane proprio in vista di questo.
Cominciò facendo quello che Cross meno si aspettava: gli voltò le spalle e si chinò a guardare di nuovo il foro di entrata del proiettile.
Sulla pelle c’erano residui nerazzurri. Nella ferita erano stati risucchiati alcuni capelli. Efficiente, impersonale: Kyle iniziava ad apprezzare il lavoro dell’assassino.
«Veniamo alla balistica» disse dopo un po’, rialzandosi. «Scommetto che si tratta di un proiettile 7,62×51 mm NATO, ma senza camiciatura. E che chi ha sparato ha ricevuto un qualche tipo di addestramento militare.»
«Ha letto il dossier» disse Alex, senza fargli i complimenti. «Be’, una perizia balistica FBI che lo confermi male non farebbe. Prima, però, chiamerei il medico legale. Nel frattempo, le sarei grato se andasse via.»
Non era difficile capire che cosa aveva in testa Cross. Probabilmente pensava che con quel nuovo agente FBI un po’ aggressivo bisognasse essere bruschi e diretti. Lo considerava l’ennesimo agente federale arrogante e pieno di sé. Proprio come era lui quando lavorava all’FBI.
«Senta» ribatté Kyle. «Non voglio stressarmi per avere il merito del lavoro svolto. Voglio dire, alla procura non interessa chi porta le informazioni: le prende e le usa indipendentemente da chi ha svolto le indagini. Dico bene?»
«Senta, Siegel, non ho tempo per questo tipo di...»
«Però...» lo interruppe Kyle. Il sorriso gli si spense sul volto. «Abbiamo tre omicidi, tutti all’interno del District of Columbia. Questo è un reato federale. Perciò, se le sta bene, può lavorare con noi. Altrimenti, quella è la porta.»
Gli fece vedere il cellulare per comunicazioni criptate. «Se adesso io faccio una telefonata, questa scena del crimine diventa mia personale. Mi dica, ispettore, cosa vuole fare?»