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In quattro e quattr’otto, Bernice Talley riuscì a mettere insieme una clam chowder, la zuppa di vongole tipica del New England, dell’ottimo pane, un’insalata e due patate ripiene cotte nel microonde con burro, panna acida e bacon canadese. Denny non mangiava così bene dal giorno in cui si era buttato in quell’impresa e aveva cominciato a passare le notti al dormitorio pubblico o su quel dannato Suburban di cui adesso era ben contento di essersi sbarazzato. Si rimpinzò con gusto, mentre la signora Talley parlava di gente che lui non aveva mai sentito nominare. Mitch ascoltava e taceva.
Alla fine, dopo una doppia porzione di gelato alla crema con salsa di cioccolato, Denny spinse la sedia all’indietro, stirò braccia e gambe e disse: «Era tutto squisito, signora».
La madre di Mitch fece un gran sorriso e replicò: «Aspetti di aver assaggiato i miei waffle».
«Non ci fermiamo a dormire, mamma» la fermò Mitch, parlando più al gelato che a lei.
Subito la signora si rabbuiò. «Come sarebbe? Dove andate alle nove e mezzo di sera?»
«Stiamo tornando da un congresso a New York» intervenne pronto Denny. «Mitch ha pensato che fosse carino passare a salutarla, ma domattina dobbiamo essere a Cleveland. Se viaggiamo tutta la notte, arriveremo giusto in tempo per andare a lavorare.»
«Capisco» mormorò lei con un filo di voce: era chiaro che era rimasta malissimo.
«Sentite» disse Denny, alzandosi e cominciando a sparecchiare. «Voi due adesso ve ne andate un po’ in salotto a chiacchierare. Ai piatti ci penso io.»
«No, no» protestò la signora, ma alla fine Denny riuscì a convincerla ad andare di là.
Appena fu solo in cucina, Denny si infilò i guanti di gomma gialli che la madre di Mitch teneva accanto al rubinetto e lavò tutti i piatti. Poi pulì con cura il lavello, il bancone, il tavolo, il frigorifero e le due bottiglie di birra che aveva bevuto. Alla fine, si mise in tasca i guanti.
Mezz’ora dopo, si avviò verso la macchina con Mitch.
«Tua madre è proprio gentile e simpatica. Ed è anche un’ottima cuoca» disse. «Peccato non essersi potuti fermare un po’ di più.»
«Va bene così» replicò Mitch. «Abbiamo da fare a Washington.»
Denny gli batté un cinque. Forse Mitch si stava riprendendo, stava tornando quello di prima.
Arrivati al marciapiede, Denny si fermò di colpo e fece schioccare le dita. «Un momento. Ho lasciato il portafoglio sul tavolo della cucina. Torno subito.»
«Ci vado io» si offrì Mitch, ma Denny lo fermò con una mano.
«Meglio di no, Mitch. Hai visto che faccia aveva tua mamma quando vi siete salutati? Non vorrai mica farla piangere ancora, no?»
«Hai ragione» borbottò Mitch.
«Sali in macchina e aspettami lì, da bravo. Ci metto un attimo.»