89
«Dove sei, John?»
«Sono fuori dal ricovero, dannazione. Non ci crederai, e io nemmeno. Il tipo ha fatto due o tre giri intorno al palazzo con il suo carrello della spesa, poi è rientrato e si è fatto dare un letto. Siegel e i suoi erano ancora lì, pensa. Ho chiamato Donny Burke, che verrà a darmi il cambio per stanotte.»
«Fallo uscire dal dormitorio» dissi.
«Hai corso? Hai l’affanno.»
«È un professore di matematica, John. Un esperto di numeri primi. E dell’ipotesi di Riemann.»
«Cosa?!»
«Eh, già. Si chiama Stanislaw Wajda ed è scomparso un anno fa. Aspettami. Arrivo subito» dissi scendendo le scale. Per tornare al Lindholm avrei fatto prima a piedi, tagliando per Judiciary Square, che se avessi preso la macchina.
«Ho capito» disse Sampson. «Lo vado a prelevare, così, quando arrivi tu...»
«Mi raccomando, John, non...»
Ma aveva già chiuso la chiamata. A volte Sampson riesce a essere cocciuto e testardo quasi quanto me. Per questo mi è così difficile arrabbiarmi con lui.
Allungai il passo.
Da Judiciary Square, sbucai in Fourth Street e, sempre di corsa, girai l’angolo verso Second Street. Prima di arrivarci, però, vidi Sampson che mi veniva incontro dal retro del ricovero.
«Se n’è andato, Alex! Il carrello non c’è più! C’è una porta di servizio sul retro, deve essere passato da lì. Mi ha fregato!» Si voltò e sferrò un calcio a un sacco di spazzatura sul marciapiede, spargendo rifiuti per tutta la strada.
Lo trattenni prima che prendesse a calci qualcos’altro. «Aspetta, John. Una cosa per volta. Non ne siamo ancora certi.»
«Non cercare di consolarmi» ribatté. «È stato lui, lo sappiamo tutti e due. E io gli ho rimesso in mano il coltello! L’ho lasciato andare!»
«C’ero anch’io, John» dissi. «È anche colpa mia.»
Ma Sampson non mi sentiva nemmeno. Sapevo che era inutile cercare di farlo ragionare, avrebbe continuato a sentirsi in colpa comunque, e quindi smisi di parlare ed entrai in azione.
«Non può essere andato lontano» dissi. «Non ha certo preso un taxi. Perlustreremo il quartiere per tutta la notte, se necessario. Allerto subito il sistema informativo regionale. Metteremo più pattuglie in strada. Domattina faremo intervenire qualcuno della Warrant Squad, se necessario: sono implacabili. Lo ritroveremo.»
Sampson annuì e si incamminò senza aggiungere una sola parola. Non c’era tempo da perdere.
«Come hai detto che si chiama?» mi domandò appena lo raggiunsi.
«Stanislaw Wajda.»
«Eh?»
«Stanislaw Wajda.»
«Merda. Faccio prima a trovarlo che a imparare a pronunciarlo.»