4
Nel tardo pomeriggio andai al Daly Building per occuparmi delle scartoffie che non smettevano mai di arrivarmi sulla scrivania.
Quando entrai negli uffici della Major Case Squad, vidi il capo, Perkins, con un uomo che non conoscevo.
«Alex» mi salutò. «Meno male che ti ho incontrato. Ero venuto a cercare proprio te. Ci accompagni?»
Doveva essere successo qualcosa: se il capo ti vuole parlare, in genere non ti viene a cercare, ma ti convoca nel suo ufficio. Feci inversione di marcia e andai con Perkins e lo sconosciuto verso gli ascensori.
«Ti presento Jim Heekin, il nuovo responsabile del Directorate of Intelligence del Bureau.»
Gli strinsi la mano. Heekin disse: «Ho sentito parlare molto di lei, ispettore. È stata una perdita per l’FBI, quando ha scelto di tornare al dipartimento di polizia».
«Lei mi lusinga» replicai. «E questo non è mai un buon segno.»
Ridemmo tutti e tre. Era vero, però. I nuovi manager del Federal Bureau of Investigation spesso rivoluzionavano tutto quando arrivavano, anche solo per fare vedere al mondo che esistevano. Mi chiedevo in che modo la nomina di Heekin mi potesse riguardare.
Ci sedemmo nel bell’ufficio di Perkins e Heekin mi spiegò la situazione.
«Lei conosce i nostri FIG, immagino» esordì.
«I Field Intelligence Group? Certo. Anche se non ci ho mai lavorato direttamente» dissi. I Field Intelligence Group erano stati creati per sviluppare e condividere informazioni raccolte sul campo con tutte le forze dell’ordine, a seconda delle loro giurisdizioni. Sulla carta, erano un ottimo strumento, ma i detrattori sostenevano che fossero semplicemente un modo escogitato dall’FBI per scaricare il barile dopo l’Undici settembre.
Heekin continuò: «Come lei saprà, il FIG del District of Columbia si interfaccia con tutti i dipartimenti di polizia della regione, Metro Police compresa. Ma anche con NSA, ATF, Secret Service e chi più ne ha, più ne metta. Ci confrontiamo regolarmente in teleconferenza ogni mese e, se occorre, più spesso».
Sembrava quasi che mi volesse vendere un prodotto. Intuivo anche quale prodotto fosse.
«In genere a rappresentare i vari dipartimenti di polizia è il capo» proseguì Heekin con il suo tono da imbonitore. «Ma vorremmo che a rappresentare l’MPD fosse lei, ispettore.»
Guardai Perkins, che mi rispose con una scrollata di spalle: «Cosa vuoi che ti dica, Alex? Io ho troppo da fare».
«Guardi che ho già parlato con il qui presente capo e prima ancora con il direttore dell’FBI, Burns» disse Heekin. «Il suo nome è l’unico che è venuto fuori.»
«Grazie, molto gentile» dissi. «Ma sto bene dove sono.»
«Ci starà ancora meglio: il suo lavoro alla Major Case Squad diventerà più facile, ispettore.»
Mi resi conto che quella di Heekin non era una proposta, ma un ordine bello e buono. Quando ero tornato in polizia, Perkins mi aveva concesso tutto quello che gli avevo chiesto. Gli dovevo un favore e lui ne era perfettamente consapevole. Conoscendomi, sapeva che non me ne sarei dimenticato.
«Non voglio cambiamenti di livello» dissi. «Sono un detective e non ho nessuna intenzione di fare l’amministratore.»
Perkins sorrise. Sembrava sollevato. «Per me va bene. Stesso livello, stessa retribuzione.»
«E i miei casi avranno la priorità?»
«Non credo si porrà il problema» rispose Heekin, alzandosi in piedi. Era pronto a congedarsi. Sulla porta, mi strinse di nuovo la mano. «Congratulazioni, detective. Sta facendo carriera.»
Che mi piaccia o no, pensai.