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Alle otto e mezzo della mattina dopo, Colleen Brophy arrivò da E Street ed entrò nel cortile della chiesa, dove io la stavo aspettando davanti alla sede di True Press. Aveva un grosso zaino sulle spalle, un fascio di giornali sotto braccio e una sigaretta accesa in bocca.
«Oh, no!» esclamò quando mi vide. «Di nuovo lei. Che cosa vuole?»
«Non sarei qui se non fosse importante, Colleen. So come la pensa, mi creda» le dissi. Dopo la domenica passata in trasferta nel New Jersey, ero di «umore incompatibile con i rompicoglioni», per usare un’espressione di Sampson.
La direttrice di True Press posò il suo carico di giornali e si sedette sulla panchina di pietra da cui mi ero appena alzato io.
«Che cosa posso fare per lei?» domandò in tono sarcastico, aggiungendo subito dopo: «Visto che non posso mandarla a quel paese».
Le mostrai la foto di Mitchell Talley. «Conosce quest’uomo?»
«Ma mi faccia il piacere!» esclamò. «Non penserà che sia stato lui a mandarmi quelle email?»
«Quindi sì, lo conosce. Grazie. Quand’è stata l’ultima volta che lo ha visto?»
Colleen tirò fuori un’altra sigaretta e, prima di rispondere, la accese con quella che stava per finire.
«Ha davvero bisogno della mia collaborazione?» chiese. «Il rapporto di fiducia che sono riuscita a stabilire con queste persone è così labile...»
«Non sto dando la caccia a un ladruncolo, signora Brophy.»
«Capisco, ma io mi preoccupo proprio dei ladruncoli. Molti dei senzatetto con cui ho a che fare a volte sono costretti a violare la legge per sopravvivere. Se mi vedono parlare con lei...»
«Questa può rimanere una conversazione privata» la rassicurai. «Non occorre che nessuno sappia niente. Sempre che riusciamo ad andare avanti. Conosce quest’uomo?»
Dopo un’altra lunga pausa e qualche tiro di sigaretta, Colleen rispose: «Mi sembra che sia stata la settimana scorsa. Sono venuti a ritirare i giornali il mercoledì, come tutti».
«Sono venuti?» ripetei.
«Sì. Mitch e il suo amico Denny. Lavorano in...»
Si interruppe e si voltò lentamente verso di me. Sembrava aver appena fatto due più due. O forse uno più uno.
«Mio Dio» mormorò. «Quei due lavorano in squadra... Sono loro, vero?»
Sentii quella specie di «clic» mentale di quando un pezzo importante del puzzle va finalmente a posto. Avevo trovato Steven Hennessey?
«Come si chiama Denny di cognome?» le chiesi.
«Sinceramente, non lo so» rispose. «È bianco, alto e magro. Ha la barba corta e ispida e...» Si passò una mano sotto la faccia. «...il mento un po’ sfuggente. Dei due, è lui che comanda. Mitch lo segue.»
«E ha detto che ritirano i giornali il mercoledì?»
Colleen annuì. «A volte tornano a prenderne ancora, se li vendono tutti, ma questa settimana non li ho ancora visti. Glielo giuro. È una cosa seria, l’ho capito.»
«Le credo» dissi. Il suo atteggiamento era completamente cambiato. Adesso aveva l’aria triste. «Dove mi conviene cercarli, secondo lei?»
«Non ne ho idea. Potrebbero essere ovunque. Denny ha un vecchio Suburban bianco e, quando ha i soldi per la benzina, va in giro con quello. So che a volte ci dormono dentro.» Il Suburban ormai non esisteva più, ma non ne feci parola con Colleen Brophy.
«Provi a vedere nei dormitori pubblici. C’è l’elenco nell’ultima pagina del giornale.» Ne prese una copia dalla pila che aveva accanto e me la porse. «Mi sento un verme a dirle queste cose, sa?»
«Non deve sentirsi in colpa» le dissi, dandole un dollaro per il giornale. «Sta facendo la cosa giusta.»
Finalmente.