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Lisa Giametti guardò l’ora per la decima volta e decise di aspettare altri cinque minuti e basta. Incredibile quanta gente se ne fregasse altamente di farti perdere tempo prezioso sul lavoro.
Erano passati quattro minuti e mezzo, dei cinque che si era data, quando arrivò una BMW blu e si fermò in doppia fila davanti alla casa. Meglio tardi che mai. Bella macchina.
Controllò di non avere rossetto sui denti nello specchietto retrovisore, si passò una mano fra i corti capelli castano chiaro e scese per andare incontro al cliente.
«Signor Siegel?»
«Max» disse lui. «Diamoci del tu. Scusa se ti ho fatto aspettare. Non sono abituato a questo traffico.»
Le strinse la mano con calore. Era alto, scuro, bello abbastanza da farsi perdonare. La guardava negli occhi, quindi forse anche lei gli piaceva. Tipo interessante, sì. Era valsa la pena di aspettare.
«Vieni» gli disse. «Vedrai che la casa ti piacerà. Io la trovo molto carina.»
Gli tenne la porta aperta per farlo entrare per primo. Era una villetta a schiera abbastanza in ordine in Second Street, nel Northeast, un po’ cara rispetto all’andamento del mercato degli affitti, ma tranquillamente piazzabile con il cliente giusto. «Non sei di Washington?»
«Ci ho abitato per un po’, e adesso sono tornato» rispose lui. «Ho perso tutti i contatti, però.»
Tutto secondo le regole: appena trasferito, solo, eccetera. Niente fede al dito. Lisa Giametti non era una sprovveduta, era in grado di riconoscere se un uomo era affamato o no e, se fosse successo qualcosa, be’, non sarebbe stata la prima volta.
Chiuse la porta e girò la chiave nella serratura.
«La zona è splendida» continuò. «Di fronte hai la parte posteriore della corte suprema e quindi non avrai problemi di rumori molesti, feste o roba del genere. E sul retro hai un giardinetto con posto macchina.»
Entrarono in cucina e glielo mostrò. «Non c’è nemmeno bisogno di dire che è una gran comodità, da queste parti.»
«Certo, certo» rispose lui, abbassando lo sguardo. «Bel ciondolo. Hai buon gusto, vedo: per le case e per i gioielli.»
Quell’uomo non perdeva tempo, eh?
«Mi fai vedere il seminterrato?» le domandò poi.
«Scusa?»
«Vorrei vedere la cantina. Mi pareva che ci fosse, no?»
Un altro le avrebbe chiesto di andare di sopra a vedere la camera da letto, a quel punto. Le era parso piuttosto interessato. Comunque... Il cliente ha sempre ragione, specie se prestante.
Lasciò la ventiquattrore sul bancone, aprì la porta della cantina e gli fece strada giù per la vecchia scala di legno.
«Come vedi, non è per niente umida. L’impianto elettrico è stato rifatto e gli elettrodomestici hanno solo un paio d’anni.»
Lui fece un piccolo giro annuendo soddisfatto. «Ci si può lavorare comodamente, vedo. Con la massima privacy.»
Fece un passo verso di lei, che arretrò fino alla lavatrice.
Se c’erano dei dubbi sulle sue intenzioni, a quel punto erano fugati. Lisa si scompigliò i capelli. «Ti porto a vedere le camere?»
«Sì, ma fra un po’. Ti spiace se ci andiamo dopo, Lisa?»
«No, figurati.»
Quando lei si avvicinò per baciarlo, lui le infilò la mano fra le cosce, sotto la gonna. Un po’ irruente, ma sexy.
«È da un po’ che non lo faccio» le disse in tono di scusa.
«Lo vedo» rispose lei, abbracciandolo.
E così, prima di tornare di sopra a firmare il contratto, Lisa Giametti si fece una bella scopata sopra la lavatrice Maytag acquistata solo due anni prima. Fu un amplesso appassionato, un po’ porco, fantastico.
Anche la percentuale del dodici per cento la lasciò molto soddisfatta.