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Denny girò in macchina per ore, a nord della città, nel Maryland. Si fermò in un paio di negozi diversi e comprò un berretto da baseball dei Nationals, un kit di lamette e schiuma da barba, un paio di occhiali da presbite leggeri e una confezione di tintura per capelli color castano scuro. Dovrebbe bastare.
Dopo un’ultima sosta nel bagno di un distributore Sunoco a Chevy Chase, rientrò in città. Parcheggiò in Logan Circle e fece a piedi due isolati per arrivare in Vermont Avenue, dove lo aspettava la solita Lincoln nera.
Zachary, per una volta, gli rivolse un sorriso sincero, quando salì e si sedette dietro con lui.
«Vedo che sei pronto a mimetizzarti e sparire dalla circolazione» disse. «Scommetto che ce la farai.»
«Lo spero» rispose Denny, evasivo. «Facciamo in fretta, per favore. Così poi posso sparire dalla circolazione, come dici tu.»
«Sembra sia andata bene, no? Stando a quanto dicono i giornalisti.»
«Sì.»
Zachary non batté ciglio. «Non hanno nominato nessun complice, però. Di Mitch nessuno ha parlato.»
«Mi stupirei del contrario» osservò Denny. «Quello che dirige le indagini, Cross, non ama scoprire le carte. Ma ho sistemato tutto, fidati. Non voglio parlare più di Mitch. Ha fatto egregiamente il suo lavoro.»
Zachary studiò ancora un po’ l’espressione di Denny, poi allungò un braccio per prendere la busta che l’autista gli porgeva. Questa volta sembrava del peso giusto, ma Denny aprì la cerniera e controllò. Non si sa mai.
Zachary si appoggiò allo schienale e parve addirittura rilassarsi un pochino. «Dimmi un po’, Denny. Che cosa hai intenzione di fare con tutti questi soldi? A parte cambiare identità, naturalmente.»
Denny sorrise. «Tanto per cominciare li metterò al sicuro» disse infilandosi la busta sotto la giacca come per illustrare il concetto. «E poi...»
Non finì la frase. Fece fuoco da dentro la tasca, colpendo l’autista alla nuca e facendo schizzare sangue e materia grigia sul parabrezza.
Il secondo colpo fu per Zachary: lo centrò in mezzo a quei suoi detestabili occhiali di tartaruga, senza dargli nemmeno il tempo di allungare la mano verso la portiera. Pochi secondi dopo, era tutto finito. Furono i due colpi che Denny aveva sparato con più gusto in tutta la sua carriera.
A parte il fatto che non si chiamava più Denny. Anche quella era una sensazione piacevole: era un sollievo lasciarsi tutto alle spalle, finalmente.
Non c’era tempo per festeggiare, tuttavia. L’eco dei due spari nell’auto non si era ancora spenta, che già lui era sul marciapiede. Era sempre stato rapido e reattivo. E sempre in movimento.