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Siegel e io scendemmo in fretta e furia dalla macchina e ci accovacciammo dietro le portiere. Un’altra pallottola colpì la griglia del radiatore e subito dopo una si conficcò nella fiancata dalla parte di Siegel.
«Max?»
«Tutto okay. Non mi hanno preso.»
«Da dove ci sparano?»
Avevo la Glock in pugno, ma non sapevo dove puntarla. Con l’altra mano feci il 911, mentre scrutavo gli edifici intorno a noi.
«Da uno di quei due palazzi» disse Max indicando il Midlands e l’edificio vicino.
Guardai di nuovo le finestre dell’appartamento di Hennessey: erano ancora buie, con i vetri chiusi. Del resto, in genere il cecchino si appostava sui tetti.
«Pronto? Chi parla?» diceva intanto una voce proveniente dal mio telefono. «Questo è il 911, servizio emergenze. Mi sentite?»
«Sono il detective Cross del dipartimento di polizia di Washington. C’è una sparatoria in corso al 1221 di Twelfth Street Northwest. Mandate subito qualcuno. Anzi, tutte le unità disponibili!»
Un altro colpo mandò in frantumi una fioriera e una finestra al primo piano, dietro le mie spalle. Subito dopo sentii un urlo che veniva dall’interno della casa.
«Polizia! State giù!» gridai. C’erano almeno cinque o sei persone sul marciapiede che correvano a cercare un riparo, e non c’era modo di impedire ad altri passanti di avvicinarsi.
«Dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo restare qui con le mani in mano. Finisce che qualcuno resta ferito» disse Max.
Mi voltai verso di lui. «Se il nostro uomo ha un mirino telescopico e noi ci muoviamo veloci, forse non ce la farà a beccarci.»
«Soprattutto non ce la farà a beccarci tutti e due» confermò cupo Siegel. «Tu vai al Midlands. Io vado nell’altro palazzo.»
La proposta di Siegel andava contro il protocollo: in teoria, avremmo dovuto aspettare che arrivassero i rinforzi. Dato che il rischio di danni collaterali era così alto, però, non ci parve il caso di indugiare oltre.
Senza dire un’altra parola, Siegel uscì da dietro la portiera e attraversò la strada di corsa. Non mi aspettavo che avesse tanto coraggio.
Contai fino a tre e partii di corsa anch’io, a testa bassa. Alle mie spalle andò in frantumi un’altra vetrata, ma non ci feci caso. L’unico mio pensiero era arrivare vivo al portone del palazzo, entrare e riuscire a stanare Hennessey.