46

Denny percorse a passo svelto Eleventh Street, poi M Street fino a Thomas Circle. Gli piaceva stare in giro senza quella palla al piede di Mitch, per una volta. Il bestione era anche simpatico, ma starci sempre assieme era pesante.

Passò oltre il Washington Plaza Hotel e, in Vermont Avenue, vide una Lincoln nera parcheggiata sotto un melo selvatico in fiore.

Attraversò la strada all’altezza di N Street e tornò indietro. Raggiunta la Lincoln, aprì la portiera posteriore e salì.

«Sei in ritardo. Perché?»

Il suo contatto era sempre lo stesso, e aveva un caratteraccio. Si faceva chiamare Zachary, ma sicuramente era un nome falso. A Denny non importava. Peraltro, nemmeno lui si chiamava Denny. E comunque quel coglione non era che un intermediario ben pagato in completo Brioni.

«Non si può essere sempre puntuali, quando si fanno certe cose» rispose. «Lo devi capire.»

Zachary fece finta di non notare il tono strafottente. Era come Spock, sempre imperturbabile. «Problemi di qualche genere?» chiese. «Cose che devo sapere?»

«Niente» rispose Denny. «Non c’è niente che ci impedisca di passare alla fase successiva.»

«E il tiratore?»

«Mitch? Me lo dovete dire voi. Siete voi che lo avete scelto.»

«Com’è sul campo, Denny?» insistette Zachary.

«Come me lo immaginavo. È convinto che questo sia il Mitch and Denny Show. Fa tutto quello che gli dico di fare.»

«Mi conforta. Comunque, vorremmo che prendessi qualche precauzione in più.»

Tirò fuori dalla tasca interna della giacca due fogli piegati e li diede a Denny. C’era stampata una mappa, con un nome e un indirizzo sotto, scritti a mano. Attaccata con una graffetta c’era una fotografia a colori.

«Un momento» disse Denny, dopo che ebbe guardato i due fogli. «Non mi avete mai accennato a questo genere di roba.»

«Non abbiamo mai fissato dei parametri, mi pare» replicò Zachary. «Non metterti a cavillare adesso, per cortesia.»

«Non voglio cavillare» ribatté Denny. «È solo che non mi piacciono le sorprese.»

La risatina di Zachary era davvero poco convincente. «E dai, Denny. Tu sei pieno di sorprese. Hai fatto venire l’ansia a tutta Washington...»

Zachary prese dal sedile davanti una busta di tela, che posò sul bracciolo imbottito in mezzo a loro. Ogni colpo veniva pagato singolarmente. Il prezzo di Denny, come al solito, non era trattabile.

Dentro la busta di tela c’erano sei lingotti d’oro puro 999 da dieci once l’uno. Non c’era niente di più comodo da portarsi appresso e il fatto che l’oro non fosse di facile reperibilità aiutava Denny a discriminare fra clienti giusti e sbagliati.

Impiegò qualche minuto a memorizzare l’incarico. Quando si sentì pronto, restituì i fogli a Zachary e prese la busta di tela. Infilò i lingotti in un sacchetto di Safeway che aveva in tasca e aprì la portiera.

«Un’ultima cosa» disse Zachary, prima che scendesse dalla macchina. «La prossima volta, fatti una doccia, per cortesia.»

Denny chiuse la portiera e se ne andò, allontanandosi nel buio.

Io mi lavo, disse fra sé, ma tu sei un lacchè di merda. E sempre lo sarai.

Il ritorno del killer
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