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Alle nove, avevo già fatto una telefonata al Directorate of Intelligence e al Field Intelligence Group, un briefing nell’ufficio del sindaco e un incontro riservato con i membri del mio team, che nel frattempo erano accorsi tutti quanti sulla scena del crimine.
La cosa più importante a quel punto era capire se a uccidere Tambour erano stati i cecchini Patrioti o qualcun altro. Il modo più rapido per stabilirlo era attraverso i riscontri balistici. Per questo arrivò da Quantico Cailin Jerger.
L’atterraggio del Bell completamente nero sulla carreggiata deserta della Rock Creek Parkway fu un vero spettacolo.
Appena toccò terra, corsi verso l’elicottero per accogliere Cailin Jerger.
Era in jeans e felpa con il cappuccio e il logo di Quantico: dovevano averla prelevata direttamente dal salotto di casa. Nessuno, nel vedere quella donna minuta e senza pretese, avrebbe mai immaginato che era la più autorevole esperta di armi da fuoco nel raggio di tre Stati.
Quando le mostrai il punto in cui era caduto Tambour e la disposizione dei quattro proiettili, mi lanciò un’occhiata significativa. Io rimasi impassibile e non dissi una parola: volevo che giungesse alle sue conclusioni da sola, senza essere influenzata da nessuno.
Nei pressi della tenda adibita alla raccolta delle prove c’era il mondo intero. Agenti federali e del dipartimento, fra cui quasi tutta l’unità di Tambour alla Narcotici, erano assiepati fuori; dentro la tenda, c’erano il capo della polizia Perkins, Jim Heekin del Directorate, Max Siegel, alti funzionari del dipartimento e agenti speciali del Bureau, oltre ad alcuni rappresentanti dell’ATF. Cailin Jerger guardò il mare di facce che attendevano con ansia un suo responso e si concentrò sul materiale raccolto come se ci fossimo solo io e lei.
I quattro proiettili erano posati su un lungo tavolo pieghevole, ciascuno nella sua bustina trasparente. Tre erano relativamente intatti, mentre il quarto era molto deformato, per ovvie ragioni.
«Dunque: sono di sicuro proiettili da fucile» disse subito Jerger. «Ma non sono stati esplosi da un M110, come negli altri casi.»
Prese dal tavolo un paio di pinzette ed estrasse dalla bustina uno dei proiettili intatti, quindi tirò fuori dalla tasca una lente di ingrandimento e lo esaminò con cura.
«Come immaginavo: calibro 338» disse. «E questa ’L’ incisa qui? Vuol dire che è un Lapua Magnum originale. Sono proiettili studiati appositamente per armi di precisione a lungo raggio.»
«Pensi di riuscire a risalire all’arma usata per l’omicidio?» chiesi.
Cailin Jerger alzò una spalla. «Dipende. In laboratorio vedrò se ci sono segni lasciati dalla canna, ma posso già dirti che questi affari hanno una camicia piuttosto robusta. Le striature saranno minime.»
«Prime impressioni?» domandai. «Siamo veramente in difficoltà, sai.»
Cailin Jerger prese fiato. Non credo le piacesse fare supposizioni. Il suo era un lavoro di estrema precisione.
«Be’, non vedo un motivo per abbandonare un M110, a meno che non si sia danneggiato. Perché cambiare fucile?»
Prese la bustina contenente un altro dei proiettili recuperati e disse: «Non mi fraintendere. Queste sono ottime munizioni, ma per tiri su lunghe distanze il 110 è una Rolls-Royce. Gli altri fucili... be’, non reggono il confronto».
«Quindi secondo te questa volta è stato qualcun altro a sparare?» disse il capo della polizia Perkins, formulando la domanda in maniera più tendenziosa di quanto avrebbe dovuto.
«Dico semplicemente che mi sembra strano che sia la stessa persona. Tutto qui. Non ho idea di quali siano le sue ragioni. Per quanto riguarda il fucile che può aver usato, le opzioni sono diverse, più o meno probabili.»
«Per esempio?» chiesi.
Cailin Jerger snocciolò una sfilza di nomi. «M24, Remington 700, TRG-42, PGM 338. Sono alcune delle armi più diffuse, perlomeno in ambito militare.» Poi mi guardò dritto in faccia, con un sorriso amaro sulle labbra. «C’è anche il Bor. L’hai mai sentito nominare?»
«Dovrei?» replicai.
«Non necessariamente» rispose lei, continuando a fissarmi. «Sarebbe una coincidenza davvero strana. È un fucile polacco di cui esiste una variante che si chiama Alex-338.»