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Sono alla finestra della camera da letto nel mio appartamento.
Una strana luce metallica riempie le strade deserte. Niente auto né pedoni. La luce si riflette scintillando su file e file di finestre vuote. Alla mia destra, oltre gli edifici, c’è l’Hudson, ma l’acqua sembra ferma. Tutto è immobile come in un dipinto. Per un attimo le tende mi sbattono sul viso e poi ricadono immobili, e io capisco che il tempo si è fermato.
Sono seduto contro la spalliera del letto, e questo è strano perché il mio letto non è vicino alla finestra, ma ora lo è. Poi capisco che questo non è il mio attuale appartamento su West End Avenue. È quello precedente, il piccolo alloggio che Maeve e io avevamo preso in affitto su Riverside Drive appena sposati.
Quando mi rendo conto di questo, sento due braccia cingermi all’improvviso da dietro. Vorrei girarmi ma non posso. Sono paralizzato. Sento un mento appoggiarsi sulla mia spalla e mi si rizzano i peli sulla nuca.
Michael, mi sussurra all’orecchio una voce dolce dall’accento irlandese.
È la mia defunta moglie, Maeve. È viva. Sento il calore delle sue mani, il suo respiro sull’orecchio, sulla guancia. Controllo, mi tocco il fianco dove Apt mi ha pugnalato, cerco il segno di una frattura sul mio viso, ma è tutto a posto. Dentro di me sgorga una tristezza incredibile, come una sorgente che zampilla.
No, mi rimprovera lei quando comincio a piangere.
Ma è finita, rispondo tra le lacrime.
No, insiste lei, poi mi asciuga una lacrima col dito e me lo preme sulle labbra.
Non è finita. Non esiste una fine. È questo il bello. Come stanno i miei bambini?
Piango così forte che fatico a respirare.
Amore, dovresti vedere Juliana. È così coraggiosa, così in gamba, proprio come te. E Brian si è fatto un giovanotto, è così grande e bello, così educato.
Proprio come te, dice Maeve.
E tutti gli altri. Eddie è così spiritoso, e poi Trent. Le ragazze più piccine ormai stanno crescendo. Un attimo prima il rosa è all’ultima moda, l’attimo dopo è da bambine. Non riesco a tenere il passo. Oh, Dio, saresti così orgogliosa di loro.
Lo sono, Michael. Di tanto in tanto li vedo. Quando hanno bisogno di me, io sono con loro. E questa è un’altra buona notizia.
Allungo una mano e stringo il suo polso sottile. Le prendo l’altra mano e accarezzo la sua fede nuziale.
Sono tornato da te. Sapevo che ci sarei riuscito. Non ne ho mai dubitato.
Quando lei mi stringe la mano in risposta, la mia tristezza scompare, e vengo pervaso da un calore pulsante. Sono in pace. All’improvviso si sente uno schiocco, e un rumore violento mi riempie le orecchie, simile a quello dell’acqua che scorre impetuosa dentro una tubatura. Il letto comincia a tremare.
Mi mostrerai tutto? dico, aggrappandomi alla sua mano con tutte le mie forze.
Certo Michael, risponde lei, lasciando andare la mia mano. Ma non adesso. Non è il momento giusto.
Ma non voglio tornare indietro! urlo. Non ancora. Ho così tante cose da chiederti. Cosa sarà di noi? Cosa sarà di Mary Catherine?
So che ti comporterai bene con lei, Michael! grida Maeve al di sopra del rumore crescente. Ti conosco. Non giocheresti mai con i sentimenti di una persona.
A quel punto mi volto.
Ma Maeve non c’è.
Non c’è nulla. Sparito tutto. La mia stanza, il quartiere, la città, il pianeta. Non c’è nulla a parte quel rombo che mi inghiotte, togliendomi il respiro e la vista.