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Ci rialzammo entrambi in un attimo. Io scattai in piedi per primo e gli sferrai un pugno al volto con tutte le mie forze. Era veramente un bel destro. Provai la stessa sensazione che si prova quando, giocando a golf, si esegue un tiro perfetto e la pallina vola per duecento metri dritta al centro del percorso.
Probabilmente tutto sarebbe finito lì se il mio destro non fosse stato un po’ troppo alto. Sentii il mignolo spezzarsi nell’impatto con l’osso frontale. Gli mollai un altro pugno con la mano rotta e urlai di dolore. Questa volta centrai naso e occhiali, e fu lui a urlare mentre io sentii qualcosa di appiccicaticcio colarmi tra le dita.
Pensai di nuovo di averlo steso, ma in un attimo lui mi fu sopra come un animale feroce, urlando, mentre le sue mani mi artigliavano il viso cercando gli occhi.
Le sue dita erano come grinfie d’acciaio. Me le affondò nei muscoli delle guance. Quando mi spinse all’indietro, mi parve che mi strappasse via la mascella.
Un attimo dopo, mentre stavo per tirargli un altro pugno, Apt si scagliò su di me e io sentii qualcosa piantarmisi nel fianco destro. Guardai in basso: era un coltello. Mentre fissavo la lama affondata nella cintura degli shorts appena sopra l’anca destra, vidi sgorgare il sangue.