9

Mi sembrava di essermi appena addormentato quando i miei occhi si spalancarono al buio, mentre il cuore mi batteva all’impazzata. Confuso, afferrai il cellulare posato sul comodino per vedere se era stato il suo squillo ad avermi svegliato. Fu allora che sentii il rumore di vetri infranti.

«Papà!» gridò uno dei miei figli dal corridoio.

Il rumore proveniva dalla camera dei ragazzi. Saltai giù dal letto e cominciai ad accendere le luci mentre correvo.

Accanto al letto di Ricky, vicino alla finestra a bovindo, c’erano vetri rotti e un pezzo di cemento. Corsi alla finestra e un attimo dopo mi chinai per evitare una bottiglia di birra che, rimbalzando sulla cornice della finestra ormai senza vetro, mi passò fischiando accanto a un orecchio.

Vidi una piccola auto parcheggiata a fari spenti davanti alla casa. A bordo c’erano due o tre persone.

«Hai rotto, Bennett!» gridò una voce. «Vattene da Breezy Point finché sei ancora in tempo!»

Spinto dall’indignazione, uscii di corsa dalla stanza diretto alla porta d’ingresso. Ero ben più che incazzato. Diciamo... accecato dalla rabbia. Quei bastardi avrebbero potuto ferire o uccidere uno dei miei ragazzi. A piedi nudi, con indosso soltanto un paio di boxer, corsi fuori dalla porta, afferrando al volo una mazza da baseball in alluminio sotto il portico.

Quando arrivai in strada, il motore della macchina andò su di giri e l’auto partì a razzo con uno stridore di pneumatici. Sentii i ragazzi a bordo ridere e urlare. Invece di cercare di leggere il numero di targa, da professionista addestrato qual ero, optai per un’altra mossa. Tirai indietro il braccio e lanciai la mazza più forte che potei contro i fanalini di coda dell’auto. Tintinnò contro l’asfalto mentre quelli svoltavano l’angolo.

Corsi all’angolo, ma di loro non c’era più traccia. Erano scappati. A quel punto ero perfettamente sveglio e carico di adrenalina. Non mi interessava quanti anni avesse Flaherty. Nessuno può permettersi di molestare i miei figli. Avevo voglia di ammazzare qualcuno.

Brian mi si avvicinò da dietro mentre recuperavo la mazza.

«Era Flaherty, papà?» chiese. «Doveva essere lui, vero?»

«Non li ho visti in faccia, ma direi che è una valida supposizione.»

«Ho chiesto in giro, papà. Dicono che è un attaccabrighe. A dire il vero, in famiglia sono tutti pazzi. Ha cinque fratelli, uno peggio dell’altro. Hanno persino un pitbull. Qualcuno dice che sono dei Westies, papà.»

Ci riflettei su. I Westies erano ciò che restava della mafia irlandese, potenziali criminali e gangster che gestivano ancora qualche racket nel West Side di Manhattan. Una delle loro firme era lo smembramento dei corpi. E noi eravamo entrati in rotta di collisione con loro?

Brian mi guardò, preoccupato.

Gli misi un braccio intorno alle spalle.

«Guardami, Brian» dissi, facendogli notare che ero mezzo nudo. «Io ti sembro sano? Nel frattempo, cerca di star lontano da loro. Me ne occuperò io.»

Non mi era ancora chiaro come, ma questo lo tenni per me.

Quando tornammo erano tutti svegli e fuori sotto il portico.

Qualche spiritoso mi lanciò un fischio dal cottage di fronte mentre salivo le scale in mutande.

«Papà, entra in casa!» ordinò Chrissy. «Non puoi andare in giro in mutande.»

«Hai ragione, Chrissy» risposi, sforzandomi di sorridere. «Papà si è dimenticato.»

Conto alla rovescia: Un caso di Michael Bennet, negoziatore NYP
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