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Scoprimmo che le telecamere di sicurezza dell’albergo erano una vera miniera d’oro.
Assiepati in una stanzetta del seminterrato, piccola e arroventata, Emily e io osservavamo sullo schermo del computer Apt che in tutto il suo splendore attraversava disinvolto l’atrio del Carlyle in compagnia della ragazza uccisa.
«Questo figlio di puttana! Sorride pure!» dissi, battendo col dito sullo schermo.
Apt indossava una polo dall’aria costosa e jeans, un abbigliamento casual elegante, un raffinato look estivo. Al polso sfoggiava un massiccio orologio d’oro. Avevamo già parlato con l’addetto alla reception, il quale ci aveva detto che Apt aveva pagato duemila dollari in contanti per la suite. A vederlo dirigersi verso il bancone della reception, avrei detto che l’atteggiamento di Apt sembrasse calmo, sicuro di sé, del tutto appropriato all’albergo follemente costoso. Quello stronzo.
Le migliori riprese in assoluto erano quelle della telecamera in corridoio fuori dalla sua stanza. Alle tre del mattino avevano ripreso un uomo difficilmente riconoscibile che trasportava qualcosa di voluminoso avvolto in un lenzuolo e andava verso l’ascensore di servizio sul retro.
«Dunque l’ha uccisa in camera» disse Emily, annuendo.
Annuii.
«Trovo ancora incredibile che si sia preso il tempo necessario a preparare l’impasto di cemento per mettercela dentro. Immagina, stare laggiù nel cuore della notte. Si è persino preso la briga di livellarlo alla perfezione, come farebbe un muratore professionista. Capisco perché quest’uomo era un Delta Force. Deve avere dell’antigelo al posto del sangue.»
Dopo esserci fatti dare le copie dei nastri, salimmo con l’ascensore nella stanza presa da Apt all’undicesimo piano. Ovunque c’erano mobili lussuosi, uno scrittoio antico con alzata a scomparsa, un divano componibile color crema, specchi con le cornici dorate. Dalla finestra del salotto si godeva una vista incredibile del MetLife Building sulla Park Avenue e del Chrysler Building.
Trovammo la borsa della prostituta dietro il divano. Oltre a un vasto e interessante assortimento di attrezzi del mestiere c’era un portafoglio con una patente di guida emessa dallo Stato del New Jersey. Wendy Shackleton.
«Pensi che anche la nostra Wendy abbia fatto arrabbiare Berger?» dissi. «Oppure Apt ha cominciato con un nuovo elenco? Che stia allargando il suo raggio d’azione?»
«Io punto su Berger» rispose Emily.
La squadra della Scientifica era già nella stanza. Avevano scoperto una gamba di una sedia sporca di sangue, e altri schizzi sulle lenzuola e sulla testiera del letto. Uno dei tecnici ci disse di aver trovato ottime impronte sulla gamba della sedia.
«Sta diventando negligente?» dissi.
«No» rispose Emily, fissando il sangue sul dipinto appeso sopra la testiera dell’enorme letto a barca. «Direi piuttosto che non gli importa più di non lasciare prove. La sua priorità era quella di sistemare il corpo, trasformandolo in una copia del secondo crimine di Rifkin. La ragazza era solo materiale per il suo progetto, creta da modellare, carta da collage.»
Restammo a guardare il panorama dalla finestra mentre i tecnici chiudevano le loro valigette e si preparavano ad andarsene. Mentre guardavamo fuori, il sole sbucò da dietro una nuvola passeggera, trasformando l’iconica guglia del Chrysler Building in argento fuso.
«Per essere uno che veniva dalla terra delle miniere, non se la passa affatto male» osservò Emily.
«Berger lo ha trasformato» dissi. «È la classica storia dalle stalle alle stelle, all’omicidio di massa.»
«E adesso cosa facciamo?» chiese Emily, mentre ce ne stavamo lì a guardar fuori.
«Cosa ne dici di dare le dimissioni e ordinare una bottiglia di champagne col servizio in camera?»
«Non tentarmi» rispose Emily, andando verso la porta.