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Un’ora più tardi Carl uscì dalla Long Island Expressway a East Meadow, Long Island.
Percorse a velocità moderata l’Hempstead Turnpike. Strade strette fiancheggiate da cottage e casette a due piani, fast food, un campo d’allenamento per il golf: la Buick LeSabre si confondeva perfettamente in quel contesto.
Impiegò una ventina di minuti a trovare l’indirizzo e parcheggiò sul lato opposto della strada. Era il 24 di Orchard Street. Sembrava un posto squallido come tanti altri a Long Island, ma lui sapeva che quello lo era ancora di più. Sapeva che dietro quelle pareti erano state uccise molte donne, e i loro corpi fatti a pezzi nel garage.
Aveva pensato di commettere un altro omicidio nello stile del Vampiro di Brooklyn, o magari del Bombarolo Pazzo, ma poi si era ricordato della biblioteca di Lawrence e aveva deciso per una nuova serie di omicidi. Lawrence sarebbe stato felicissimo quando avesse appreso la notizia.
Nel pensare al suo amico, Carl sorrise. Quando era nelle Forze Speciali aveva ucciso per il suo Paese. Aveva ordinato incursioni aeree in Bosnia, ucciso pastori puzzolenti in Afghanistan. Ma uccidere per qualcuno che ti è caro era tutta un’altra cosa.
Lawrence era la sua anima gemella, il suo liberatore, il suo maestro.
Avevano messo in conto la concreta possibilità che Lawrence venisse catturato e in quel caso, invece di rinunciare ai loro sforzi, lui li avrebbe raddoppiati. L’omaggio congiunto ai grandi omicidi e ai grandi assassini di New York sarebbe proseguito ancor più sanguinoso e terrificante durante l’incarcerazione di Lawrence e il processo a suo carico. Sarebbe stato il tocco finale alla più lunga e audace serie di crimini di tutti i tempi.
Fino a quel momento tutti gli omicidi erano stati solo per Lawrence. Era stato un piacere per Carl, il minimo che potesse fare per lui. Dodici anni prima, Lawrence lo aveva trovato mentre mendicava su Park Avenue. Lo aveva ripulito e iscritto al City College, dove lui aveva studiato letteratura inglese, specialmente i classici.
Sapeva tutto delle tecniche di profiling delle forze dell’ordine, sapeva che lo avrebbero definito un essere inadeguato, uno che cercava il potere, tentando di dare un senso alla propria patetica esistenza. Quante sciocchezze! Lui non lo faceva per se stesso. Lui era un guerriero, uno che aiuta la storia a compiersi. Le persone come Lee Harvey Oswald avevano davvero cambiato il mondo con un proiettile.
Ma non doveva essere impaziente. Ogni cosa a tempo debito, pensò, scendendo dalla macchina.
Era venuto il momento di far felice il suo caro amico.