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Feci una doccia, indossai un paio di boxer e tornai in soggiorno con una birra e il telefono.
«Ehi, Mike» disse Mary Catherine quando chiamai Breezy Point. «Stavo giusto per chiamarti. Non ci crederai. Nessun incidente con i Flaherty, niente punti e neppure una scottatura. Persino il gatto è tranquillo, stasera. Come te la passi? Stai tornando? Ti tengo da parte un po’ di pizza.»
«Non ti scomodare, Mary» dissi, asciugandomi i capelli bagnati. «Sono a casa. Pare proprio che dovrò lavorare al caso tutta la notte. Ah, ho dimenticato di chiedertelo: com’è andato il corso di architettura questa settimana?»
«È stato fantastico» rispose. «È venuto un giovane professore di Oxford a tenerci una lezione, un esperto di architettura tedesca di fama mondiale. È stato davvero interessante e piacevole.»
«L’architettura tedesca mi piace» dissi, «ma preferisco il classicismo nordico.»
«Non sapevo che ti piacesse l’architettura, Mike. Hai dato un’occhiata ai miei libri?»
«Bada a come parli, ragazza. Non tutti i poliziotti sono degli scimmioni senza cervello.»
«Cercherò di ricordarmelo» disse lei dopo un attimo. «Temo che sia troppo tardi per parlare con i ragazzi. Dormono tutti.»
«Va bene. Scusami con loro e dagli un bacio della buonanotte da parte mia, okay?»
«Nessun problema. E tu a chi darai il bacio della buonanotte?»
«Come?» ribattei, trasalendo. «Cosa vuoi dire?»
«Niente, signor Bennett. Divertiti, tutto solo nella grande città» disse Mary Catherine e riattaccò.
Rimasi a fissare il telefono. Poi stappai la mia birra. Era ufficialmente venuto il momento di darci dentro con l’alcol.
«Niente, signor Bennett» ripetei, imitando piuttosto bene la parlata irlandese di Mary Catherine, e lanciai il cellulare sul divano di fronte al mio.