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Nudo nell’oscurità, Berger si mise comodo sulla poltrona reclinabile in pelle nell’ampia e sfarzosa biblioteca e premette il tasto di riproduzione sul telecomando.

Il lettore Blu-ray emise un trillo, poi un ronzio, quindi lo schermo al plasma da centotré pollici si illuminò con un’inquadratura della New York Public Library a mezzogiorno. La telecamera tremolava appena per la ripresa soggettiva, ma l’immagine, i colori, i suoni della strada erano incredibilmente vividi. Pareva quasi di sentire l’odore dei pretzel caldi e del sudore.

Era la ripresa del primo crimine, la finta bomba alla biblioteca, realizzata con una telecamera a fibra ottica nascosta. Ogni sua azione, ovviamente, era stata registrata.

Adesso era venuto il momento di montare i filmati, ripulirli e tagliare, tagliare, tagliare.

Mentre le immagini avanzavano veloci o tornavano indietro, ripensò agli anni di scuola alla Lawrenceville, l’esclusivo collegio vicino a Princeton.

Era un bambino goffo e lento e suo padre lo aveva iscritto a quella scuola ultra esclusiva per fare di lui un gentiluomo. Ma non aveva funzionato. Anzi. Quando Berger entrò alle superiori, il suo fisico, la sua straordinaria sensibilità artistica e gli interessi fuori dal comune gli valsero l’eloquente appellativo di Bizzarro Buzzicone Berger, nomignolo che gli restò appiccicato per sempre.

Per il quindicesimo compleanno stava seriamente prendendo in considerazione l’idea di suicidarsi quando aveva inaspettatamente fatto amicizia con un compagno. Non solo il suo nuovo compagno di stanza, Javier Souza, un ragazzo piccolino proveniente da una ricca famiglia brasiliana, lo chiamava con il suo nome di battesimo, ma si scoprì che condivideva molti dei suoi strani e inconfessabili interessi.

Anzi, fu proprio Javier a sfidarlo a dar fuoco alla biblioteca della scuola la sera dedicata alla proiezione di un film per gli studenti più giovani, la settimana prima delle vacanze natalizie. Ansioso di dimostrare il proprio coraggio, Berger aveva acquistato una cassa di accenditore liquido e parecchi metri di catena, oltre ad alcuni lucchetti per bloccare le uscite dell’edificio.

Se il sospettoso proprietario del negozio di ferramenta della città non avesse contattato il preside, Berger avrebbe portato a compimento il suo progetto di sterminare l’intera classe del ’68 di Lawrenceville. Invece fu espulso e, se non fosse stato per una generosa donazione fatta in fretta e furia da suo padre, sarebbe stato anche denunciato.

Avrebbe potuto, sarebbe stato, pensò Berger, malinconico. Era animato da una tale passione a quel tempo! Se non fosse stato per la mano del fato, sarebbe diventato famoso già allora. In un attimo non sarebbe più stato Bizzarro Buzzicone Berger, ma il ragazzo che aveva sterminato la classe del ’68!

Ovviamente era stato proprio quel singolare appuntamento mancato con la gloria a spingerlo a mettere in atto il suo piccolo progetto. Dopo tutti gli insuccessi, lo squallore e il caos che avevano offuscato la sua esistenza, adesso aveva finalmente, per miracolo, ritrovato la sua intraprendenza.

Alla luce dello schermo televisivo, si asciugò una lacrima di felicità mentre osservava la bomba che veniva incollata al tavolo della biblioteca.

Nessuno avrebbe mai potuto cancellare l’autentica meraviglia di quanto aveva fatto. Qualunque cosa fosse successa dopo, lui aveva già avuto il suo trionfo.

Berger aveva finalmente fatto qualcosa di suo, di veramente suo.

Conto alla rovescia: Un caso di Michael Bennet, negoziatore NYP
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