29
Nascosi ancor di più la testa sotto il cuscino mentre una manina mi scrollava un piede. Dall’intensità della luce che cercava di penetrare attraverso le mie palpebre serrate, capii che ero in ritardo per il lavoro, ma non me ne fregava niente.
Non volevo neppure cominciare a pensare – e tanto meno cominciare a occuparmi – della lettera inquietante che avevo ricevuto la sera prima dal Figlio di Sam.
Sentii una risatina e altre dita intorno all’altro piede. Adesso erano in due a divertirsi a spese di papà. Due che presto sarebbero state sculacciate.
«Papà» fece Shawna, tirandomi un orecchio.
«Papá no está» dissi con la mia miglior voce da Speedy Gonzales mentre allontanavo la manina. «Papà è muy cansado.»
«Ma, papà, devi assolutamente alzarti» insistette Shawna. «Il nonno sta cucinando la colazione. Il nonno.»
«Cosa?» dissi, alzandomi in piedi in mutande, un paio di boxer del Manhattan College.
Seamus preparava la colazione solo una volta all’anno, la mattina di Natale. La sua colazione era così speciale che valeva la pena di aspettare un anno intero.
Quando entrai in cucina e fui accolto dal profumo di cibo non riuscivo a crederci. Seamus, con un cappello da cuoco, era ai fornelli, e la tavola era già imbandita con pancetta guarnita con granella di noci, salsicce celestiali chiamate Pork King Sausages, uova, patate saltate e pancake. Seamus non si era risparmiato, pensai, vedendo una pila di ciambelle fatte in casa coperte di zucchero a velo.
«Cosa succede, Seamus?» dissi, mentre lui metteva in tavola dei sanguinacci sfrigolanti. «Stai per lasciarci? È così? Stai per tornare al paese natale e questo è il tuo modo per dirci addio?»
«Ti piacerebbe» rispose lui, puntandomi addosso la spatola. «Se per caso non te ne fossi accorto, la tua famiglia ha bisogno di essere tirata su di morale, da quando è iniziata questa guerra con il clan Flaherty.»
«Papà?» disse Juliana, mentre prendevo posto a capotavola. «Potresti almeno, che so, metterti un accappatoio?»
Mi guardavano tutti sorridendo, persino il povero Ricky che aveva i punti sul mento.
«Come mai sei così formale, Juliana?» risposi, ricambiando i loro sorrisi. «Aspetti Joe, per caso?»
«Oooh!» fecero tutti.
«Pensate per voi» disse Seamus, arrivando a tavola con un piatto di pancake di grano saraceno. «Cosa ne dite di rendere grazie al Signore, invece? Signor Bennett, fallo tu, sempre che ti ricordi ancora come si fa.»
«Benedici, o Signore, questi tuoi doni» dissi, mentre ci prendevamo tutti per mano, «che stiamo per ricevere grazie alla tua generosità attraverso Cristo, nostro Signore.»
«Amen!» dissero tutti in coro.
Battute a parte, recitai davvero una preghiera per la povera moglie del professore che stava per dare alla luce un bambino. Chiesi anche aiuto per catturare quel pazzo figlio di puttana che aveva fatto saltare le cervella a suo marito.
Ero in un coma lipidico indotto dalla colazione e stavo per dare un morso alla mia prima ciambella quando qualcuno fece l’errore di accendere il televisore.
«Papà! Papà! Vieni a vedere!» urlò Ricky.
«Sono un poliziotto» rammentai a tutti i presenti. «Non disturbate un poliziotto quando ha davanti un vassoio di ciambelle.»
Strizzai l’occhio a Mary Catherine, seduta di fronte a me all’altro capo del tavolo. Sembrava di buon umore. Aveva dormito un po’ di più, mentre Seamus cucinava. Forse quel giorno sarebbe andata meglio del precedente. Avevo bisogno di un piccolo miracolo. Un gran bisogno.
«Ma c’è stato un altro attentato, papà. Al Rockefeller Center. Non ci sono vittime, dice la scritta sullo schermo, ma una decina di persone sono state ricoverate in ospedale. Il bombarolo pazzo colpisce ancora!»
Rockefeller Center? Quello sfigato non si dava per vinto, vero? O erano in due? Un emulatore del Figlio di Sam e un altro pazzo?
Non persi tempo a cercare il cellulare. Non c’era bisogno che il mio capo mi dicesse dove andare.
Mentre correvo a fare la doccia, passai davanti a Seamus che entrava con il caffè.
«Quello lo vorrei da asporto.»