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Il resto della giornata lo passai sulle altre scene del crimine al Rockefeller Center e a Times Square, dove non scoprii assolutamente nulla di nuovo. A Times Square nessuno aveva visto un uomo gettare un bicchiere di caffè, neppure il Cowboy nudo.
L’intera squadra Grandi Crimini stava perdendo la vista a furia di visionare i filmati delle telecamere di sicurezza dei negozi e dei palazzi vicini, ma fino a quel momento non era emerso alcun elemento. Lo stesso dicasi per i test che la Scientifica aveva condotto con la massima priorità sulla lettera trovata sulla scena del duplice omicidio di Flushing. Ci fu un fugace momento di speranza quando seppi che erano riusciti a risalire al numero di identificazione del camion utilizzato per l’attentato alla Grand Central. Ma anche quella svanì quando scoprimmo che si trattava di un camion a noleggio rubato.
Chi ruba un camion a noleggio? Solo uno psicopatico. Uno psicopatico molto ordinato, meticoloso, ossessivo. Il peggiore di tutti. E, come se non bastasse, non riuscivo a scrollarmi di dosso il pensiero che avevo rischiato di morire sull’autostrada per la mia stupidità.
Erano quasi le dieci quando imboccai l’uscita di Breezy Point. Mentre mi fermavo davanti a casa non sentii musica provenire da dentro. Niente margarita quella sera. Tutte le luci erano spente. Mi ricordai che Mary Catherine era a lezione alla Columbia. Peccato.
C’era qualcuno sotto il portico. Era mio figlio Brian, che camminava avanti e indietro con una mazza da baseball in mano. Però non sembrava che si stesse esercitando nei lanci.
«Non dirmi che è successo qualcos’altro» gemetti. «Non è andata meglio, oggi?»
«Nessuno te l’ha detto, papà? Eddie e Ricky sono usciti a prendere il gelato e un gruppo di stronzi gli ha lanciato addosso delle uova da una macchina in corsa. E non solo. Jane è andata al negozio in bicicletta e quando è uscita ha trovato questo.»
Rovesciò la bicicletta per mostrarmi la gomma davanti fatta a brandelli.
«Io lo ammazzo, quello, papà. Giuro che lo ammazzo.»
«E io lo assolverò quando lo farà» disse Seamus, uscendo sul portico con una mazza da golf.
Sospirai. Casa, folle casa.
«La cosa peggiore» proseguì Seamus «è che tutti quei bastardi dei Flaherty vanno a messa ogni domenica. Come se questo bastasse a non farli finire all’Inferno, quei piccoli senzadio. L’ostia dovrebbe fargli un buco nella lingua.»
«Ora basta con tutta questa aggressività. Siete degli irlandesi rissosi» dissi. «Brian, ascoltami. So che sei molto arrabbiato, ma dobbiamo giocare d’astuzia. Se abbocchi all’esca di questo teppistello, sarai tu a finire nei guai.»
«Forse dovremmo fare come dice Bridget, papà» disse Brian, posando la bicicletta danneggiata. «Forse dovremmo andarcene e basta, perché questa vacanza comincia proprio a fare schifo.»
Presi la bicicletta e la portai in garage. Scalzai la camera d’aria con un cacciavite e cercai sulle mensole l’occorrente per ripararla.
«Ha ragione, sai» disse Seamus, entrando in garage mentre spalmavo dell’adesivo rapido sul primo taglio.
«A proposito di cosa?»
«Questa vacanza comincia proprio a fare schifo. Tanto schifo» disse Seamus.