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Era da poco passata la mezzanotte quando Carl Apt transitò sotto la penultima fermata della linea A della metropolitana a Rockaway, nel Queens.

Il cartello con il nome della fermata diceva BEACH 105TH STREET, ma di spiaggia non c’era neppure l’ombra. Si vedevano solo una recinzione di filo spinato intorno a un edificio industriale, alcuni grattacieli che ricordavano nidi di termiti e un campo da basket in rovina.

Spostandosi verso sud, la situazione migliorava. Marciapiedi puliti. Prati curati. Lucciole che brillavano sotto le chiome di alberi rigogliosi. Dopo un po’ il panorama si fece più piatto, come succede quando ci si avvicina al mare, e all’improvviso la vista del cielo diventò libera tutto attorno.

Le piccole traverse che cominciò a incontrare avevano tutte sbarre che impedivano il passaggio delle auto. Poi, di colpo, la strada finì. Davanti a lui, oltre il guardrail decorato di graffiti, c’erano le dune, la distesa argentea delle onde in continuo movimento, il mare aperto.

Fece inversione a U, controllando il navigatore. Quando fu vicino alla meta, vide un supermercato IGA chiuso ed entrò nel parcheggio vuoto. Andò sul retro, vicino alla rampa di carico, e nascose la Mercedes accanto a un semirimorchio coperto di ruggine.

Prima di aprire il porta-abiti e cambiarsi chiuse il tettuccio della decappottabile. Una volta vestito, prese un rasoio elettrico dal fondo della sacca e lo attaccò alla presa dell’accendisigari utilizzando un adattatore acquistato da RadioShack.

Quando ebbe finito, spense il rasoio e si guardò nello specchietto retrovisore. Adesso aveva una cresta alla mohawk. Inforcò velocemente gli occhiali da pilota e indossò la sua vecchia giacca militare.

Era vestito come Travis Bickle, l’antieroe del film Taxi Driver di Martin Scorsese, un classico degli anni Settanta. Bickle, interpretato da Robert De Niro, era come Apt, un soldato diventato un assassino idealista.

Erano solo fantasie, ma il genere di fantasie elaborate e contorte che piacevano a Lawrence.

Per la morte del detective Michael Bennett, Lawrence aveva scelto il killer newyorkese che prediligeva.

La telecamera a fibra ottica ora si trovava nella fodera della giacca. Come al solito, stava riprendendo tutto. Non appena avesse finito, il nastro, compresa l’ultima scena, il gran finale, sarebbe finito in una scatola della FedEx per essere recapitato due giorni dopo in California a David Berger, il famoso fratello di Lawrence, l’integerrimo genio della musica.

Apt scese dall’auto. Tenendosi nelle zone più buie, percorse a passo svelto Rockaway Point Boulevard fino a raggiungere Spring Street, l’isolato di Bennett. Svoltò a sinistra e cominciò a contare i numeri civici. Le piccole, originali casette dall’aspetto tutt’altro che solido erano costruite quasi una sopra l’altra, ma da lì si potevano sentire le onde frangersi sulla vicina spiaggia.

Gli piaceva l’atmosfera di quel posto. Come tutte le belle località sul mare, c’era qualcosa di antico, senza tempo. Sembrava di trovarsi in una stazione ferroviaria dimenticata, un avamposto alla fine del mondo. Arrivato all’altezza della casa di Bennett, attraversò la strada, si nascose nell’oscurità tra le due casette di fronte e rimase a guardare.

Tutte le luci erano spente. Forse Bennett dormiva, faceva sogni d’oro dopo una lunga giornata passata inutilmente a cercare di catturarlo. Sembrava proprio così.

Aspettò quasi mezz’ora. Quando attraversò la strada buia, vide che alla ringhiera del porticato dipinta di fresco era appesa una bandiera americana. Apt scosse la testa. Mike, Mike, pensò. Non sai che la Old Glory va riposta all’interno, di notte?

Il disordine che regnava sotto il portico sul retro era sconcertante: pareva una svendita straordinaria di un Toys «R» Us dopo un incendio. Materassini gonfiabili scoppiati, pistole ad acqua, una bicicletta arrugginita. Facendo attenzione a non colpire qualcosa, Apt salì furtivo i gradini e sbirciò dentro attraverso la finestra della porta posteriore: un frigorifero risalente ai tempi di Ronald Reagan, un grande tavolo apparecchiato per la colazione del mattino seguente, tazze, cucchiai e tovaglioli piegati. Contò almeno una dozzina di posti. Cosa succedeva?

Era intento a forzare la serratura della porta, quando sentì qualcosa alle sue spalle. Il materassino gonfiabile vicino ai gradini si era mosso. Era stato il vento a farlo cadere? Ma non c’era vento.

Poi qualcosa di duro e freddo lo colpì alla testa. Sentì le gambe cedere e il pavimento del portico avvicinarsi veloce al suo viso.

Conto alla rovescia: Un caso di Michael Bennet, negoziatore NYP
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