98
La casa che Apt aveva affittato come rifugio sulla Ventinovesima Strada tra la Lexington e la Terza era un piccolo edificio di mattoni con addirittura un garage per una macchina. Dopo aver digitato il codice di apertura del box che dava sul marciapiede, entrò con la S65 e si richiuse la saracinesca alle spalle. Prese le valigette piene di soldi dal sedile davanti e lasciò il motore acceso. Non ci sarebbe voluto molto.
Dal fondo dell’armadio a muro della zona notte dell’appartamento organizzato come un loft, tirò fuori uno zaino della North Face, che conteneva numerose patenti e passaporti con la sua foto.
Gli erano costati centomila dollari ed erano opera di un falsario canadese appena uscito di prigione. Erano dei falsi eccellenti, di fatto indistinguibili da quelli veri. Aveva imparato un po’ di cose dai ragazzi dell’Intelligence con cui aveva avuto a che fare nella sua vita precedente. Nomi di persone che ti potevano procurare delle cose. Armi. Documenti. Qualsiasi cosa. Bastava avere i contatti giusti.
Mentre si caricava su una spalla lo zaino con i documenti, lanciò uno sguardo al porta-abiti rigonfio appeso dentro l’armadio. Conteneva i vestiti, l’attrezzatura e le ricerche compiute per il colpo finale. Lo guardò per un istante, rammaricato. Tutto quel lavoro per niente. Un vero peccato, pensò, uscendo. Oh, be’, nella sua prossima vita.
Tornato in garage, rimase un attimo seduto in macchina a pensare. Aveva in programma di andare giù a New Orleans, dove viveva una bella ragazza che aveva conosciuto al City College, ma adesso non ne era più così sicuro. Con tutti quegli omicidi aveva suscitato un bel vespaio. E se lei lo fosse venuta a sapere?
Alla fine decise di abbandonare l’idea e di scendere lungo la costa verso Key West e pensare solo a riposarsi. Starsene coi piedi a bagno nel golfo del Messico finché non avesse deciso la mossa seguente. Con quelle valigie strapiene di soldi poteva tranquillamente prendersi tutto il tempo di cui aveva bisogno.
Mentre aspettava che la porta del garage finisse di aprirsi, rimase ad ascoltare il ronzio potente del motore e a osservare la strada vuota alle sue spalle. Era una notte tiepida e incantevole. Una nebbiolina leggera incorniciava i lampioni lungo la lieve discesa della Ventinovesima Strada. Era uno di quei momenti magici di New York in cui ti sembra che tutto sia tuo: le case, le strade, come se tutto fosse stato costruito per te, aspettasse te, girasse attorno a te.
Rimase lì seduto. Cosa diavolo stava facendo? Cosa stava aspettando? Aveva finito. Era tempo di mettersi in viaggio e vedere quanta libertà poteva comprare con otto milioni di dollari, quanta felicità.
E invece rimase lì. Spense il motore, richiuse la porta del garage e tornò in casa. Quando riuscì, aveva con sé il porta-abiti. Lo appoggiò sul sedile del passeggero, sopra le valigie col denaro, e lo fissò.
Probabilmente si stava comportando da sciocco, ma non poteva lasciare le cose in questo modo. Al diavolo quello che aveva detto l’avvocato. Lui sapeva cosa avrebbe voluto Lawrence. Lui comprendeva quel gigante d’uomo meglio di chiunque altro. Forse persino meglio di quanto lui comprendesse se stesso.
Lawrence aveva fatto tanto per lui. Non era una questione di soldi. Non lo era mai stata. Era una questione di amicizia. Di fiducia, di rispetto. Lawrence era stato il padre che lui non aveva mai avuto. Una cosa così non ha prezzo.
E poi, pensò mentre apriva di nuovo la porta del garage e metteva in moto, lui portava sempre a termine una missione.
Aprì la cerniera del porta-abiti, tirò fuori il foglio di MapQuest con le indicazioni sull’ultimo obiettivo e accese il navigatore della Mercedes.
Località di partenza?
Manhattan, scrisse.
Località di destinazione?
Le dita di Apt indugiarono per un istante sulla tastiera, poi digitarono: Breezy Point, Queens.