60

Accesi il televisore con l’audio azzerato mentre smistavo i miei appunti e i fascicoli del caso.

Erano tantissime scartoffie. C’era così tanto materiale da vagliare, da assimilare. E non ero neppure certo che non stessimo gettando via il tempo seguendo la nostra ultima teoria. La minaccia concreta di un ennesimo omicidio privo di senso e di scopo se non quello di imitare un altro crimine non mi aiutava certo a concentrarmi.

Mi stavo alzando per sostituire la bottiglia di birra con un caffè quando squillò il cellulare. Lo presi dal divano.

Guarda, guarda, pensai, fissando il display con occhio torvo. Era Miriam, il mio capo. Ma quella donna non dormiva mai?

«Cattive notizie, Mike» disse, quando commisi l’errore di rispondere. «Ho appena finito di parlare con il commissario. Pare che voglia affidare ad altri la gestione della task force. La squadra Grandi Crimini è fuori. Il caso passa alla Omicidi di Manhattan Nord. Noi continuiamo a far parte della task force, ma lui vuole – testuali parole – una nuova prospettiva investigativa.»

«Nuova? Con quelle schiappe di Manhattan Nord? E vuole metterci fuori proprio adesso? Proprio quando il ghiaccio sta cominciando a rompersi?»

«Lo so, Mike. Sono un sacco di stronzate. Il capo dei detective ci sta fregando solo perché glielo lasciano fare. Domani mattina gestiremo ancora noi la riunione della task force, ma poi basta. Era giusto informarti.»

«Mi dispiace. Mi sento come se ti avessi deluso, Miriam.»

«E come credi che mi senta, io? Ti ho richiamato dalle ferie solo per farti fregare. Non prendertela. Sei sempre il mio uomo di punta. È che certe volte non si riesce a trovare la pista giusta abbastanza in fretta.»

Riattaccai cercando di assimilare quanto avevo appena appreso. Stavo facendo un sospiro sconsolato quando mi arrivò un SMS. Era Emily.

Sei ancora sveglio?

Avevo quasi dimenticato che Emily era ancora fuori, in giro per la città. Originariamente avremmo dovuto incontrarci per cena per fare il punto su quanto avevamo scoperto, ma quando l’avevo chiamata, prima, lei era ancora impegnata in un colloquio.

Stavo per rispondere: A malapena, ma poi mi ricordai che non avevo più dodici anni, e decisi di chiamarla.

«Ciao» dissi, quando rispose. Stabilii di non comunicarle la ferale notizia della mia prossima destituzione pubblica. Lo avrebbe scoperto l’indomani, insieme al resto di New York.

«Credevo dovessimo incontrarci per confrontare gli appunti» le dissi.

«Sai com’è, Mike. I migliori piani di federali e topi...» rispose lei. Sentii il rumore del traffico in sottofondo. «Tra duecento metri girare a destra» disse il GPS di Emily con la sua voce computerizzata irritante e distaccata.

«Dopo essere andata a parlare con la famiglia di una delle vittime dell’attentato alla Grand Central mi sono persa» disse Emily. «Newark è difficile da girare con tutte quelle superstrade e autostrade a pedaggio.»

«Sei a Newark?» chiesi, sorpreso. «Ma sei pazza? Ti ho dato tutte le vittime di Manhattan proprio perché non dovessi andare troppo lontano, topo di campagna.»

Non riuscivo a credere che Emily ci mettesse così tanto impegno. Non era neppure un suo caso, e lei stava facendo sforzi sovrumani. Ma poi capii. Era perché quello era il mio caso. Non solo si era offerta volontaria, ma stava facendo l’impossibile per farmi fare una bella figura.

«Cosa c’è che non va a Newark?» disse.

«Niente, se ti piacciono le gang, la droga e le sparatorie. Avresti dovuto chiamarmi.»

«Ti prego. A dire il vero sono appena scesa dal George Washington Bridge» disse Emily, sopra la voce del GPS che blaterava qualcosa a proposito della corsia di destra. «Sono dalle tue parti, no? Sei troppo stanco per una riunione?»

Mi ringalluzzii. Il caso era ancora mio fino all’indomani. Forse, dopotutto, potevo ancora farcela. All’improvviso mi tornò in mente il commento di Mary Catherine quando mi aveva chiesto a chi avrei dato il bacio della buonanotte.

«Sono perfettamente sveglio, Emily» risposi. «Chiedi a quel maledetto aggeggio se sa come arrivare in West End Avenue.»

Conto alla rovescia: Un caso di Michael Bennet, negoziatore NYP
titlepage.xhtml
part0000.html
part0001.html
part0002.html
part0003.html
part0004.html
part0005.html
part0006.html
part0007.html
part0008.html
part0009.html
part0010.html
part0011.html
part0012.html
part0013.html
part0014.html
part0015.html
part0016.html
part0017.html
part0018.html
part0019.html
part0020.html
part0021.html
part0022.html
part0023.html
part0024.html
part0025.html
part0026.html
part0027.html
part0028.html
part0029.html
part0030.html
part0031.html
part0032.html
part0033.html
part0034.html
part0035.html
part0036.html
part0037.html
part0038.html
part0039.html
part0040.html
part0041.html
part0042.html
part0043.html
part0044.html
part0045.html
part0046.html
part0047.html
part0048.html
part0049.html
part0050.html
part0051.html
part0052.html
part0053.html
part0054.html
part0055.html
part0056.html
part0057.html
part0058.html
part0059.html
part0060.html
part0061.html
part0062.html
part0063.html
part0064.html
part0065.html
part0066.html
part0067.html
part0068.html
part0069.html
part0070.html
part0071.html
part0072.html
part0073.html
part0074.html
part0075.html
part0076.html
part0077.html
part0078.html
part0079.html
part0080.html
part0081.html
part0082.html
part0083.html
part0084.html
part0085.html
part0086.html
part0087.html
part0088.html
part0089.html
part0090.html
part0091.html
part0092.html
part0093.html
part0094.html
part0095.html
part0096.html
part0097.html
part0098.html
part0099.html
part0100.html
part0101.html
part0102.html
part0103.html
part0104.html
part0105.html
part0106.html
part0107.html
part0108.html
part0109.html
part0110.html
part0111.html
part0112.html
part0113.html
part0114.html
part0115.html
part0116.html
part0117.html
part0118.html