38

Incontrai Berkowitz in una luminosa sala colloqui in un blocco che si trovava sull’altro lato di un cortile di cemento rispetto all’ufficio di Gaffney.

Ciò che mi colpì subito fu il suo aspetto poco minaccioso. Piccoletto, grassoccio, di mezza età, capelli bianchi, mi ricordava Paul Simon. Era rasato con cura e aveva i capelli tagliati di fresco. Anche la tuta verde del carcere era curata all’eccesso, come se l’avesse fatta lavare a secco. In lui c’era ben poco del giovane trasandato e con lo sguardo da folle che era finito sulle prime pagine di tutti i giornali, quando era stato catturato, nel 1977.

Sorrise e mi guardò negli occhi mentre si sedeva all’altro lato del tavolo di formica consumata.

«Ciao, David. Io sono il detective Bennett del Dipartimento di polizia di New York» dissi, ricambiando il sorriso. «Grazie di aver accettato di parlare con me.»

«È un piacere conoscerla» disse, prendendo una piccola Bibbia dalla tasca. La posò sul tavolo davanti a sé. «In cosa posso aiutarla, signore?»

«Be’, mi chiedevo se potessi darmi qualche dritta su un caso su cui sto indagando al momento.»

Berkowitz strinse gli occhi e piegò il capo di lato.

«Dev’essere un caso importante per venire fin quassù.»

«Lo è, David. Sembra che qualcuno stia commettendo crimini simili a quelli in cui sei stato coinvolto tu negli anni Settanta.»

Seppur con riluttanza, usai il termine «coinvolto» anziché dire «hai brutalmente commesso» perché avevo bisogno della sua collaborazione.

«Una ragazza è stata accoltellata a Co-op City, e due persone sono state uccise con una pistola .44 in una stradina frequentata da coppiette in cerca di intimità» proseguii. «Ho persino ricevuto una lettera da una persona che afferma di essere te.»

Berkowitz mi guardò con occhi spalancati. Sembrava davvero turbato.

«Ma è terribile» disse.

«Conosci qualcuno che potrebbe fare una cosa del genere?»

«Assolutamente no» rispose pronto.

«Su, David. So che in passato hai parlato di persone che potrebbero essere state coinvolte nel tuo caso. Altri membri del culto satanico, giusto? Hai avuto contatti con qualcuno di loro, ultimamente?»

«Be’, a dirle la verità, detective, io non so quanto posso esserle utile al riguardo» disse, fissando la Bibbia. «Vede, i miei ricordi di quel periodo tragico ora sono molto confusi.»

Comodo, pensai.

Cominciò a sfogliare le pagine della Bibbia col pollice e proseguì. «Allora ero tutto preso dall’occulto e non avevo la testa a posto. Da quando ho incontrato il Signore, sembra che ogni giorno che passa i ricordi di quei giorni svaniscano sempre più, grazie al cielo. È l’incredibile forza di Gesù. Il suo perdono riesce a salvare persino una persona come me.»

Lo guardai per un attimo. Aveva gli occhi chiusi e le mani giunte in una preghiera silenziosa. Sembrava davvero convinto che Gesù Cristo fosse il suo personale salvatore.

Io non ne ero altrettanto certo. Sapevo che i serial killer amano manipolare le persone. Godono nel dominare gli altri e mentono per il semplice gusto di mentire.

«Hai detto che non avevi la testa a posto» proseguii, per mantenere viva la conversazione. «Credi che dovrei cercare una persona mentalmente instabile? Magari interpellare qualche psichiatra?»

Berkowitz annuì, aprendo gli occhi.

«Certo, certo» disse. «Anche se là fuori ci sono tanti individui che, come me, non hanno mai ricevuto alcuna cura psichiatrica.»

Fu allora che mollai la bomba e feci la domanda che davvero mi stava a cuore.

«Ti dice qualcosa il nome Lawrence?» dissi, guardandolo negli occhi. «Pensaci bene, David. Qualcuno del tuo passato, o magari un uomo che hai conosciuto in carcere?»

Piegò di nuovo la testa di lato e alzò gli occhi al soffitto, socchiudendoli.

«No» disse lentamente dopo qualche secondo. «Dovrebbe?»

«Hai mai ricevuto lettere da qualcuno che si chiama Lawrence? Un ammiratore, magari?»

Continuai a fissarlo negli occhi.

«Che io ricordi, no» disse, ricambiando il mio sguardo con tranquillità. «Ma è possibile. Ricevo moltissime lettere.»

Annuii con un sospiro. Era tutto. O Berkowitz non era a conoscenza di nulla o non voleva dirmelo. Nessun collegamento, nessuna pista. Un altro vicolo cieco.

«Grazie, David» dissi alzandomi, deluso, e feci un cenno con la testa alla guardia fuori. «Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato.»

«Buona fortuna e che Dio la benedica, detective Bennett. Spero che prenda quel povero diavolo che fa del male alle persone» disse Berkowitz mentre la guardia lo conduceva via.

Povero diavolo? pensai, alzando gli occhi al soffitto, mentre entrava Gaffney. Anch’io non vedevo l’ora di acciuffare quella povera pecorella smarrita.

«Riceve molta posta?» chiesi a Gaffney.

«È incredibile» rispose lui annuendo. «Da ogni parte del mondo.»

«So che leggete la posta, ma non è che per caso tenete un registro della corrispondenza di Berkowitz?»

«Certo che sì. Leggiamo e fotocopiamo tutta la corrispondenza di Diamond Dave, in arrivo e in uscita. Anche quella che non gli consegniamo.»

Forse il mio viaggio non era stato del tutto inutile.

«Potrei vederla?»

«In via confidenziale?» chiese Gaffney strizzando l’occhio.

«Ma certo» risposi.

«Adesso scannerizziamo tutto. Le manderò tutta la documentazione per posta elettronica. Spero abbia molto spazio sull’hard disk. C’è altro?»

«Soltanto una cosa» dissi, affrettandomi a seguirlo verso il cancello elettrico del blocco e il mondo libero. «A chi mi devo rivolgere per riavere la mia pistola?»

Conto alla rovescia: Un caso di Michael Bennet, negoziatore NYP
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