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Più che elettrizzato per la prima volta dall’inizio di quel caso, tornai di corsa con Emily nella sala operativa. Quando svoltammo l’angolo, vidi aprirsi la porta dell’ascensore in fondo al corridoio.
Uscì un agente muscoloso in uniforme addetto al servizio di sicurezza, seguito a ruota da due donne. Una era bianca, piuttosto alta, l’altra ispanica, bassa e tozza. Entrambe avevano l’aria stanca e smarrita, e un’espressione affranta. Non ebbi bisogno di leggere i loro badge per capire che erano la signora Cavuto e la signora Morales.
Emily le fece accomodare in una delle sale interrogatori mentre io correvo nell’ufficio del mio capo.
«Quelli dei Reati Informatici hanno appena scoperto una pista su un sito di fan di serial killer che confermerebbe la nostra ipotesi sul John Jay» le dissi. «Uno di quegli svitati ha appena detto che un altro ricco svitato che ama collezionare materiale su crimini sanguinari lavorava là, ma a un certo punto è stato licenziato. Nessun nome, per il momento, ma stiamo per parlare con le madri delle due vittime, e vedremo se loro riescono a fornirci qualche informazione in merito.»
«Cosa aspetti?» disse Miriam, afferrando il telefono. «Va’ da loro e comincia a interrogarle. Dirò a Brown di passare subito in rassegna gli elenchi del personale per vedere chi è stato licenziato.»
Entrando nella sala interrogatori dove mi aspettava Emily con le due madri, spensi il cellulare. La bionda, elegante e bella signora Cavuto dava l’impressione di aver affrontato piuttosto bene la morte della figlia di quattro anni finché non si notavano gli occhi dallo sguardo vitreo e il trucco applicato alla bell’e meglio. La signora Morales, resa ancora più goffa di quanto fosse dalla camicia dell’uniforme della MTA, aveva tutta l’aria di voler mettere le mani addosso a qualcuno.
Sedendomi, capii dall’espressione di Emily che le cose stavano andando molto bene.
«Signora Morales, potrebbe ripetere al mio collega quello che mi ha appena detto?» disse.
«Alicia e io ci conosciamo» rispose la signora Morales, dando un colpetto sul braccio della signora Cavuto. «Negli anni Novanta abbiamo frequentato un corso serale insieme al John Jay.»
Lanciai un’occhiata a Emily, soffocando l’impulso di darle un cinque. Erano nella stessa classe! Quello era il collegamento che stavamo cercando! Avevamo fatto centro!
«Non solo. Il nostro insegnante era un tipo strano, un essere viscido e ripugnante. Si chiamava Berger. Professor Berger.»
«Berger» ripetei. «Ne è sicura?»
«Assolutamente» rispose la signora Morales, annuendo.
«È vero» confermò la signora Cavuto, alzando i suoi occhi azzurri e vuoti su di me.
Fu allora che mi venne in mente una cosa.
«Non è che per caso si chiamava Lawrence? Lawrence Berger?» chiesi.
«Sì» disse la signora Morales, annuendo con convinzione. «Proprio così. Lawrence Berger.»
«Scusatemi solo un istante» dissi, uscendo dalla sala e facendo capolino nell’ufficio di Miriam.
«C’è stata una svolta clamorosa. Abbiamo trovato il nostro Lawrence! Di’ a Brown di cercare un certo Berger. Lawrence Berger. Insegnava al John Jay.»
Tornai di corsa nella sala interrogatori. «Lei non può capire quanto sia importante l’informazione che ci ha appena dato» dissi. «Ha idea del motivo per cui Berger potrebbe aver fatto questo? Fatto del male alle vostre famiglie?»
«È perché noi lo abbiamo fatto licenziare, quello schifoso figlio di puttana. È stato licenziato perché noi abbiamo detto che lui si eccitava guardandoci!» urlò la signora Morales, alzandosi.
«Può spiegarsi meglio?» chiese Emily.
«Aveva installato una telecamera nascosta nei servizi delle donne vicino alla nostra aula» disse la signora Cavuto. Prese un fazzoletto dalla scatola posata al centro del tavolo e cominciò a strapparlo sistematicamente.
«Proprio così» confermò la signora Morales. «Di tanto in tanto nei bagni delle donne si sentivano degli strani rumori, e finalmente un giorno, nella caffetteria, durante una pausa tra una lezione e l’altra, Alicia, io e un’altra donna di nome Stephanie ne parlammo e capimmo che tutte noi li avevamo sentiti. Allora lo riferimmo all’amministrazione. Una settimana dopo Berger fu indagato, scoperto e alla fine licenziato.»
«Un momento. E Stephanie? Stephanie Brill, mi pare si chiamasse. Lei dov’è?» chiese la signora Cavuto. «Se l’è presa anche con la famiglia di Stephanie? Anche lei aveva firmato l’esposto.»
«Stephanie Brill è morta nel recente attentato alla Grand Central» disse Emily.
«Viene nel mio quartiere e accoltella mia figlia?» disse la signora Morales, fissandoci con aria disgustata. «Non ha avuto neppure i cojones di venire a cercare me?»
«Come si chiamava il corso che frequentavate?» chiesi.
«Psicologia anormale» rispose la signora Cavuto, continuando a strappare il fazzoletto di carta con precisione.
Si sentì bussare, poi la porta si spalancò e Miriam mi fece cenno di seguirla fuori.
«È fatta, Mike» disse, porgendomi un foglio. «Abbiamo l’indirizzo di Lawrence Berger. Devi andare nell’Upper East Side. Quel figlio di puttana abita sulla Quinta Avenue.»