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Quando tornammo di corsa al piano di sotto, trovammo un paramedico con lunghi capelli neri da metallaro accanto a una barella fuori dalla camera da letto di Berger.
«Come sarebbe a dire subito?» stava dicendo a un poliziotto e intanto indicava Berger con espressione incredula. «Non servo io. Dovete chiamare una ditta che fa traslochi di pianoforte e che abbia una gru.»
Visto che dovevamo evacuare l’area, decidemmo di dare una mano tutti quanti. Tutti tranne Emily che, notai, si dileguò all’improvviso. Come una balena spiaggiata, Berger fu fatto rotolare su una trapunta e al tre fu sollevato e trasportato da dieci uomini ansimanti fuori dalla stanza e dall’appartamento e caricato sul montacarichi.
Arrivati al piano terra, presi il portinaio, che si chiamava Alex Rissel, e lo condussi nel guardaroba accanto all’atrio. Avevamo bisogno di conferme, e in fretta. Per quanto ne sapevamo, era possibile che Berger ci avesse raccontato un sacco di balle sul conto di Carl.
Alex sembrava essersi ripreso dal nostro iniziale assalto all’edificio. Mi avvicinai a Emily mentre apriva il foglio con la foto di Carl Apt e gliela mostrava.
«Quest’uomo vive nell’appartamento del signor Berger, Alex? È molto importante» gli disse.
«Oh, cazzo! Ho visto questa foto sul Post» disse il portinaio, grattandosi un brufolo sul doppio mento. «Non ci avevo fatto caso, ma avete proprio ragione. È lui. È Carl Berger.»
«Intende dire Carl Apt» disse Emily.
Alex ci guardò a bocca aperta.
«Si chiama Apt? Io ho sempre pensato che fosse il fratello del signor Berger. A noi hanno detto così. Noi lo chiamavamo tutti signor Berger.»
«Comunque sia, questo Carl era su in casa quando siamo arrivati noi?» dissi.
Il portinaio annuì senza alcuna esitazione. «A me risulta che sia in casa da ieri sera.»
«Da quanto tempo Berger e Carl vivono qui?» chiese Emily.
«Berger è cresciuto qui. Carl è arrivato più di recente. Direi cinque anni fa» rispose il portinaio, tormentandosi nervosamente il brufolo.
«Da dove veniva Carl?» chiese Emily.
«Non lo so» rispose il portinaio facendo spallucce. «Ma so che da quando c’è lui, il signor Berger ha smesso di uscire. Mr B è sempre stato un po’ strano, ma dopo che è arrivato Carl, è andato proprio fuori di testa. Ha cominciato a farsi portare tutti i pasti da delle ditte specializzate. È sempre stato piuttosto grasso, ma cazzo! Ho sentito dire che adesso è una balena, è vero? Intendo dire grasso da rompere le molle del letto. Grasso come un fenomeno da baraccone. Immaginate che scandalo sarà per la sua famiglia, specialmente per il fratello famoso.»
«Di cosa sta parlando?» chiesi.
«Perché, non lo sapete?» rispose il portiere, sorpreso. «Il fratello di Lawrence Berger è David Berger, il famoso compositore di Hollywood, quello che ha vinto anche un Oscar. Nella famiglia Berger sono tutti geni ricchi e famosi da generazioni.
«Il nonno di Lawrence era il braccio destro di Robert Moses o qualcosa del genere, e suo padre era una specie di guru dei computer. Il vecchio custode ci ha raccontato che, prima che il vecchio Berger morisse, Bill Gates e Steve Jobs sono venuti qui una sera alla sua festa di compleanno.»
Lanciai un’occhiata a Emily. Bill Gates? Quel caso diventava sempre più strano.
«Berger possiede qualche veicolo? Altre case?» chiese Emily.
«Vediamo... Hanno una tenuta nel Connecticut. L’indirizzo è qui da qualche parte. Mr B non ci andava mai, Carl invece sì, a weekend alterni, con quella sua bella Mercedes decappottabile. La tiene nel garage all’angolo con la Settantasettesima. Il signor Carl è un tipo riservato, silenzioso, ma vi posso dire che mi passa sempre una banconota da venti anche se solo gli carico la valigia nel bagagliaio. Davvero ha ucciso tutte quelle persone? Ha messo lui quelle bombe?»
«Chi lo sa? Grazie, Alex» dissi, tornando nell’atrio.
Fuori vidi Hobart.
«I paramedici dicono che il ciccione sta bene e può essere interrogato» mi disse. «Lo stanno portando al Diciannovesimo Distretto.»
«Bene» dissi. «Qualche traccia di Carl?»
«Stiamo perquisendo gli appartamenti e gli altri palazzi su questo lato della strada, ma finora nessuna traccia» rispose Hobart, stringendosi nelle spalle. «Ollio l’abbiamo preso, ma Stanlio è ancora uccel di bosco.»