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Pura metafora, in certi casi, l’essere alzati da terra. A significare piuttosto una leva di tutto rispetto, un rimprovero coi fiocchi, peggio di uno schiaffo o di un calcio nel culo, definitivo e indimenticabile, soprattutto se si chiudeva con la frase: “Sia detto una volta per tutte”.
Cadaveri, nella clinica A la bonne santé di Locarno, non ne volevano.
Né soggetti prossimi a diventarlo. Facevano cattiva pubblicità.
Gneo Pompeo Agognati aveva preso e messo via la telefonica rampogna senza nemmeno aver detto una parola in sua difesa, anche perché a parlare era stata la moglie Hagnizia, in sostanza il suo datore di lavoro, quella che lo manteneva.
Oggetto del rimprovero era stato il Notaro Editto Giovio che era giunto in terra elvetica in condizioni quasi terminali.
Al trasporto dell’infermo aveva provveduto la ditta comasca Tondi&figli, con sede in piazza San Giacomo, l’unica che in città disponesse di un mezzo adatto al trasporto di ammalati. Il Tondi, nonostante l’intestazione della ditta, non aveva che figlie, tre, che l’aiutavano come potevano nelle sue mansioni di trasportatore. Era appunto con una di queste che era partito per portare il Giovio nella clinica svizzera, la mezzana, Amene, tra le tre la più timorosa di Dio e del mondo. Erano partiti sotto un cielo carico di pioggia che aveva cominciato a sgravare, tra tuoni e fulmini che sembrava estate, poco prima di oltrepassare la frontiera, fatto che aveva intimorito l’Amene e inciso drasticamente sulla velocità. Una volta in Locarno la ragazza, frignando e blandendo il genitore, aveva preteso una fermata presso la rinomata fabbrica di spazzole dei fratelli Herat: la maggiore delle sorelle, Etania, vanitosa e dipendente dai numerosi specchi di casa, le aveva imposto l’acquisto di un paio di spazzole speciali, l’ideale per pettinare i suoi lunghi capelli. Temendo che qualche contrattempo le impedisse di obbedire all’ordine della sorella maggiore, esponendola alle sue vendette, Amene aveva voluto compiere subito l’acquisto, facendo perdere al Giovio un’ora buona poiché, stante il mercato che si svolgeva quel giorno, e nel quale poi il mezzo s’era intruppato perdendo altro tempo, anche lo spaccio della fabbrica era gremito di acquirenti.
Per farla breve, una volta superata Locarno e giunti in località Tenero, dove sorgeva la clinica a poca distanza da un’altra rinomata fabbrica, ma di carta, il Tondi si era reso conto di aver impiegato, tra una balla e l’altra, un tempo quasi doppio del necessario e soprattutto aveva appurato che il trasportato non rispondeva più ai “Come va?” che di tanto in tanto gli aveva rivolto.
Una volta preso atto della situazione, anche gli abilissimi medici che lavoravano presso La bonne santé avevano allargato le braccia.
L’Hagnizia invece, dopo aver raccomandato loro di fare il possibile per dare al Notaro quel tanto di vita che le permettesse di rispedirlo al mittente ancora vivo affinché poi morisse sul suolo italico, aveva giudicato che fosse maturo il momento per rinfrescare la memoria del Gneo Pompeo sui parametri da tenere ben presenti prima di ricoverare qualcuno nella sua clinica.