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La Giovenca non solo aveva abboccato all’amo di quei poetici bigliettini ma ormai li aspettava come se fossero il pane quotidiano.
«Bene» aveva commentato con entusiasmo l’Esebele, traendo due conclusioni dal fatto.
La prima, che era probabilmente davvero innamorata di quel cretino di suo figlio.
La seconda, che di conseguenza fosse stupida almeno al pari di lui.
Adesso, quindi, gli toccava prendere in mano la direzione della musica onde evitare che l’una o l’altro commettessero dei passi falsi e mandassero tutto a farsi benedire.
Prima di ogni altra cosa.
«Che non vi venga in mente di…» aveva detto schiacciando l’occhio al Novenio.
«Cosa?» aveva chiesto il figlio.
«Buon Dio!» aveva esclamato il genitore.
Possibile che fosse così lento di comprendonio?
Cosa ci voleva a capire cosa intendesse!
Guai, proprio adesso, farsi trascinare dalla passione con il rischio di ingravidare la manza e mandare tutto a monte.
Lo capiva o no che sarebbe stato disastroso, ne sarebbe uscito uno scandalo dalle conseguenze difficili da prevedere?
«Un bastardo è proprio l’ultima cosa che ci serve da oggi e nei mesi a venire» aveva affermato l’Esebele.
«Perché?» aveva chiesto il Novenio.
All’Esebele avevano cominciato a prudere le mani.
Com’era possibile che nemmeno una goccia della sua furbizia fosse andata a finire nella zucca di quella bestia del figlio?
«Ascoltami bene! Vuoi diventare o no marito con tutti i crismi della Ficcadenti? Vuoi diventare o no padrone a tutti gli effetti di villa, campi, vigne, boschi, stalle eccetera?»
Il Novenio l’aveva guardato senza rispondere.
L’aveva fatto lui in vece sua.
«Devi rispondere sì, bestia che non sei altro, sì, lo voglio!»
E per diventarlo a tutti gli effetti davanti a Dio e agli uomini doveva togliersi dai coglioni la scema di casa.
«Lo capisci?»
Lo capiva, eh!, mica era stato in seminario per niente. Quello che non riusciva ad afferrare era come toglierla di mezzo a meno di un intervento divino.
Dove voleva andare a parare suo padre?
«L’oleandro» aveva sussurrato l’Esebele.
«Chi?» aveva chiesto Novenio.
«Non chi» aveva risposto il genitore.
Cosa, piuttosto.
La pianta ornamentale, velenosa in ogni sua parte dai bei fiori fino alle radici, della quale c’era un monumentale esempio proprio nel giardino della villa.