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Nessuna alternativa.
Anche perché l’intruglio che aveva versato ai suoi piedi e sul tappeto che stava calpestando, nel giro di pochi istanti aveva completamente scolorito il tessuto dello stesso restituendolo a una tinta che alla Giovenca aveva ricordato quella del foiolo dopo più di una lavatura e pronto per diventare busecca.
Dello stesso colore era diventato il volto del Novenio, dopo aver visto quello che l’intruglio aveva combinato.
Per quanto fosse digiuna di pozioni magiche o velenose, la giovane aveva immediatamente sospettato che il Trionfa nascondesse ben altro dietro la tisana rilassante. Aveva corrugato la fronte.
«Cosa c’era in quella bottiglia?» aveva chiesto.
Il Novenio aveva tentato una disperata difesa.
«Meglio che tu non sappia» aveva risposto.
La Giovenca, lirica: «Forse hai dimenticato il patto tra di noi, nessun segreto?».
Il Novenio aveva chinato il capo. Giovenca, sempre più lirica, gli aveva detto che un segreto, anche il più piccolo, il più insignificante, sarebbe stato come il verme che baca un frutto: invisibile magari all’inizio, ma se non lo si fosse eliminato subito, avrebbe piano piano rovinato tutto.
«Ebbene sì» aveva interloquito il Trionfa.
Le aveva dato ragione.
E sottovoce le aveva svelato il progetto per liberarsi della Primofiore, naturalmente tacendo che dietro tutto si celava la mente criminale di suo padre.
Adesso erano in tre ad aver assunto il colore del foiolo: il tappeto, il Novenio e la Giovenca.
«Tu dunque avresti lasciato che io…» aveva lamentato la giovane.
«No» l’aveva subito interrotta il Novenio.
Meno male che in casa c’era una mente criminale, aveva pensato in quell’istante, una mente bacata che aveva tutto previsto, anche le bugie da rispondere in caso di difficoltà come quella.
«In ogni caso tu saresti stata innocente come l’acqua» aveva risposto, «non potevi sapere infatti cosa c’era in quella pozione.»
Giovenca aveva scosso la testa.
«Ma perché, Novenio?»
La risposta non poteva che essere una.
«Per amore!»
Tralasciando ogni ulteriore indagine sulle eventuali implicazioni penali, Giovenca aveva allora ripreso la metafora di poco prima circa il verme, l’aveva ampliata e aveva affermato che, una cosa simile, era pari a una serpe velenosa che si sarebbe insinuata in seno proprio al loro amore.
Forse non erano giovani, con tutta la vita davanti?
Cosa costava attendere qualche giorno, qualche settimana al massimo, fino a quando quel lodevolissimo Notaro si fosse ripreso dalla malattia e avesse sistemato da par suo e senza ricorrere a mezzi estremi la situazione?
Il Novenio aveva tentato un’obiezione, in fin dei conti lei stessa poco prima aveva tracciato il quadro di un avvenire a dir poco nebuloso, incerto, ma la Giovenca gliel’aveva impedita stampandogli un bacio mugolante sulle labbra.
Il Novenio aveva visto rosso e aveva tentato di stenderla sul tappeto. Ma la giovane s’era immediatamente ritratta.
«Non adesso» aveva detto sospirando.
Ma non appena fossero rimasti soli soletti nell’immensa villa e liberi di godere senza sotterfugi la felicità.
Allora sì, avrebbero potuto riempire l’aria di quelle stanze con i loro gicoletti di piacere.