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Meno pudicamente, il Tocchetti e il Galli, la mattina dopo il vernissage della nuova merceria, s’erano svegliati con le Ficcadenti piantate al centro dei pensieri.
A sentire le rispettive mogli, c’erano tutti i presupposti perché diventassero un bel problema.
“Scopa nuova, scopa bene” diceva il proverbio.
Ma vatti a fidare! A cercare ne avrebbero senza dubbio trovato un altro che affermava l’esatto contrario.
Bisognava agire invece, anziché attaccarsi alla cosiddetta saggezza popolare. E non da soli, rifletterono, ma uniti per una volta nella difesa dei comuni interessi.
Certo, bisognava che uno dei due si umiliasse e facesse il primo passo.
Lo fece il Galli, venerdì mattina.
Un passo solo, in verità.
Un passo appena, fuori dalla sua merceria, grazie al quale si trovò faccia a faccia con il collega che, uscito con la precisa intenzione di incontrarlo, finse di passare per caso, ma si fermò.
«Già che ci incontriamo!» esclamarono entrambi praticamente in coro.
Dopodiché si chiusero nel retrobottega del Galli per studiare la situazione e prepararsi alla battaglia.
Era chiaro che non le potevano attaccare sulla licenza di commercio, la Deputazione Amministrativa mica dava via licenze a caso o al primo venuto.
Nemmeno sui prezzi potevano fare guerra, ciascun negoziante era libero di fissarli come più gli piaceva.
E neanche sulla qualità della merce: per quello il parere delle rispettive signore Tocchetti e Galli era vangelo.
Tuttavia ogni uomo, o donna che fosse, aveva il suo tallone d’Achille, bastava cercarlo.
«E quella targa…» fece il Galli.
Così altisonante!
«Premiata Ditta!» recitò il Tocchetti.
Niente voleva dire.
Perché premiata?
E da chi?
E quando?
E dove?
Aveva tutto l’aspetto di uno specchietto per le allodole.
«Sento odor di truffa» buttò lì il Galli.
Che, subito, volle dimostrare al collega di non parlare a vanvera.
«Millantato credito» aggiunse.
L’altro accennò di aver compreso il tipo di reato.
«Mi viene in mente il caso del Passarelli» osservò, non volendo essere da meno.
Per l’esattezza Cirfolo Passarelli che nell’estate 1913, nel pieno di un’epidemia di croup, era piombato in paese spacciandosi per medico con studi in Germania, si era piazzato all’Hotel Orrido e aveva fatto correre voce di essere in grado di guarire la difterite che aveva già mietuto parecchie vittime. La disperazione di chi aveva ammalati in famiglia aveva alimentato speranze purtroppo stroncate sul nascere dall’allora maresciallo dei Regi Carabinieri Vansaldo Ernani che in lui aveva riconosciuto la descrizione di tale Mariangelo Passamano, evaso una settimana prima dal manicomio di Mombello con indosso vestiti e documenti del dottor Isidoro Birilli trovato, il giorno dopo la fuga, legato mani e piedi e seminudo nel parco delle Groane.
Se dietro quella targa non c’era che fuffa, avrebbero potuto cominciare da lì a screditare le Ficcadenti, non solo approfittando della clientela ma soprattutto chiedendo il soccorso delle rispettive consorti che, di negozio in negozio e in conversari pubblici e privati, avrebbero con grazia noncurante diffuso la notizia.
Certo, prima di partire alla carica bisognava essere bene informati.
Per questo non c’era persona più degna del segretario comunale Cesarino Pazienza, al quale i due merciai decisero di rivolgersi l’indomani mattina, presentandosi naturalmente in coppia, con la precisa intenzione di difendere l’onorabilità della categoria che rappresentavano.