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La prima volta che aveva imboccato lo scalone che portava agli uffici comunali, Giovenca Ficcadenti era da poco giunta a Bellano, aveva l’animo tribolato, una visione incerta del futuro, il pensiero costantemente rivolto alla Forcola. La Rigorina le aveva detto che non doveva temere nell’affidare le cure della Primofiore a quella ragazza. Nonostante la giovane età aveva già una lunga esperienza nell’assistere persone affette dalle più varie malattie. Giovenca non aveva obiettato ma sin dal primo incontro con la Forcola, lo sguardo guercio della ragazza le aveva insinuato non poca inquietudine. Soprattutto aveva cominciato a temere che della criminale pozione, spacciata come convenuto col Novenio quale tisana rilassante, la stessa guercia potesse approfittare, magari per darsi un po’ di requie durante le giornate in cui la Primofiore chiacchierava con i suoi fantasmi.
Adesso, la seconda volta da quella prima, salì lo stesso scalone con ben altro animo.
Al suo ingresso gli occhi dell’applicato di ragioneria Beniamino Negretti e del messo Virtuoso Intrusi le si incollarono addosso e sarebbe stato un peccato non farlo. La Giovenca splendeva come se, al pari di tutti gli altri, non stesse ancora vivendo dentro quegli ultimi, grigi, freddi e noiosi giorni di gennaio, ma avesse corso in avanti e fosse già immersa nella luminosità e nel profumo del mese di maggio.
Imbambolati dal miraggio, sia il Negretti che l’Intrusi non capirono la richiesta della giovane, costringendola a ripetersi.
A chi poteva consegnare il nulla osta rilasciato dal signor prevosto affinché anche all’albo Pretorio si potessero affiggere quelle pubblicazioni di matrimonio?
«Al signor segretario Cesarino Pazienza» rispose il Negretti.
«Che ha la delega da parte del signor sindaco per quanto riguarda le mansioni dell’ufficiale di stato civile» aggiunse a titolo di spiegazione non richiesta l’Intrusi, tanto per darsi un tono e mettersi in mostra.
Udendo la cortesia e la precisione delle risposte dei due impiegati, il Pazienza si alzò e fece capolino dal suo ufficio.
Cosa mai era successo perché quei due dessero risposte così deferenti e gentili?
Alla vista della Giovenca comprese.
Lanciò uno sguardo ai due che ritornarono alle loro carte. Quindi invitò la Ficcadenti ad accomodarsi nel suo ufficio.
Non aveva mai voluto credere alle voci che erano circolate circa un possibile matrimonio tra Tanta Bellezza e quel Niente Per Cena.
Se mai, se c’era qualcosa che lo incuriosiva, era perché, come suo solito, don Pastore non gli avesse comunicato di persona la cosa, mandando in sua vece (ma meglio così, eh!) la giovane.
E poi, altro piccolo mistero, con il nulla osta addirittura in busta chiusa.