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Non solo imbrillantinato.
Il Geremia s’era presentato all’appuntamento in canonica tirato a pomice, nonostante il parere contrario della Stampina, e col bozzo frontale rosso rosso per l’emozione.
Non c’era stato niente da fare. L’unico modo per convincerlo di quanto fosse inutile mettersi in tiro, sarebbe stato raccontargli la verità su quell’incontro: ma in quanto a ciò la Stampina aveva giurato di stare zitta e muta.
Quindi la donna s’era vista costretta ad accettare tutti i desiderata del figlio a partire da un bagno supplementare rispetto a quello mensile per fare il quale il Geremia aveva chiesto un permesso speciale di uscita dal lavoro.
Bagno in tinozza, dal quale il Geremia era uscito quasi bollito, e immediatamente barba, approfittando della pelle bella calda. Poi cambio completo della biancheria intima che la Stampina aveva accettato avvisando il Geremia che se la sarebbe tenuta addosso per tutto il resto della settimana e per l’altra ancora, fino al canonico sabato del cambio.
Quale vestito, il Geremia aveva voluto quello della festa.
Non il suo, però. Che era poi un vecchio abito di suo padre dei tempi in cui era abile e arruolato e che il giovanotto aveva ereditato già liso ai gomiti e alle ginocchia. Aveva preteso quello della festa di suo padre, di panno nero e col panciotto, che il genitore aveva avuto la ventura di indossare sì e no un paio di volte prima di trasformarsi in un intrico di ossa, e che la Stampina aveva tenuto sotto naftalina in attesa di metterglielo indosso al momento del grande viaggio.
A vestizione avvenuta il Geremia aveva tirato fuori la storia della brillantina. La Stampina gli aveva chiesto se per caso fosse matto a buttar denari in quelle cionate e, quale contropartita, gli aveva offerto l’uso di un po’ di lardo, che stava al freddo sul davanzale del cesso.
L’effetto sui capelli, aveva affermato, sarebbe stato tale e quale.
Il Geremia però s’era impuntato come un somaro. Ad alta voce aveva obiettato che non si sognava neanche di mettersi in testa una roba che lei usava per curarsi le emorroidi, e così alla donna era toccato uscire per andare dal barbiere Fenegra e farsi dare uno scartozzello di brillantina all’odor di menta.
Quando il damerino s’era presentato in canonica alle sei precise come da accordi, il signor prevosto quasi non l’aveva riconosciuto. Scuotendo la testa, senza parlare, gli aveva fatto segno di entrare, dirigendolo immediatamente nel suo studio, senza nulla potere contro l’intenso effluvio di brillantina alla menta che salì nelle narici della perpetua, lanciata alla soluzione dei misteri di quella sera.