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“Erigone, Aretusa, Berenice
quale di voi accompagnò la notte
d’estate con più dolce melodia
tra gli oleandri lungo il bianco mare?”
I versi del Poeta erano saliti alla memoria del Novenio prepotentemente, trasportandolo per un lungo istante nel mondo delle nuvole.
Morire grazie al veleno dell’oleandro aveva in sé qualcosa di poetico.
Ma certamente se avesse esternato quel pensiero a suo padre, l’Esebele l’avrebbe preso a calci in culo fino al Canton Ticino.
Tuttavia, sin dal momento in cui il vecchio gli aveva sottoposto l’idea, il Novenio aveva pensato che, più di un delitto vero e proprio, si sarebbe trattato di un gesto di carità e amore.
Poetico, appunto.
Perché, che l’oleandro fosse così velenoso, lui manco lo sapeva. Però quel connubio di mortale bellezza l’aveva intrigato.
L’Esebele non s’era stupito della sua ignoranza: tipico, aveva pensato, di un idiota che fino ad allora si era baloccato con la poesia e chissà quali altre idiozie.
«Uccide invece» aveva puntualizzato, «paralizza il cuore!»
Là dove nasce la poesia, aveva solo pensato il Novenio.
«Mi auguro» aveva continuato il genitore, «che tu stia cominciando a capire.»
In effetti sì, il Novenio stava cominciando a vedere dove suo padre lo voleva portare.
Ma non osava pensare che…
«Vorresti dire che io e Giovenca dovremmo…»
L’Esebele l’aveva immediatamente interrotto.
«Ma cos’hai nella zucca, nocciole?»
Sul viso del Trionfa figlio si era disegnato un perché.
Per l’ennesima volta l’Esebele aveva maledetto la stupidità della moglie che a suo giudizio si era completamente travasata nel figlio. Della sua mente criminale, della sua furbizia, della sua capacità di campare la vita grazie a sotterfugi, del suo occhio lungo volto a cogliere al volo le occasioni buone, nemmeno una traccia!
La moglie e il seminario ne avevano fatto un cretino che adesso, alla sua bella età, toccava a lui svegliare alla vita vera.
Perché non era possibile che il Novenio non capisse che era fondamentale rimanere assolutamente estranei a ciò che avrebbe dovuto…
«Sistemare la matta di casa» aveva mormorato l’Esebele.
“O bella!” rifletté il Novenio stupendosi.
Che suo padre avesse parlato anche con la Giovenca?
Perché, proprio pochi giorni prima, la sua amata aveva usato la stessa espressione: sistemare la matta di casa.
Con la differenza che, Novenio ne era stato certo, suo padre aveva in testa un preciso progetto mentre Giovenca gli aveva raccontato di un Notaro che le aveva garantito di pensare lui a tutto.