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Per illudersi di averla, il Geremia non aveva altra scelta.
Prendere o lasciare.
Decisione sicuramente da non prendere a cuor leggero ma cui certo avrebbe giovato uno stomaco ben pieno di cibo, vino e grappa.
Così come nel dopocena, la sera in cui il Geremia era stato in casa Ficcadenti.
Una mezza luce a illuminare la scena, foriera di future intimità. In sottofondo le note di Addio mia bella, addio provenienti da una radio che il Geremia entrando poche ore prima non aveva notato. E Giovenca, che sembrava galleggiare in un mondo a sé, come se intorno a lei il tempo si fosse fermato per celebrare tutta la sua bellezza conturbante.
Effimera, anche.
Pur se al Geremia l’aggettivo era completamente ignoto, non gli era sfuggito che i contorni sfumati della donna, mercé il mezzo buio, il vino e la grappa, erano un invito a considerare la caducità delle cose umane e a coglierle quindi quando la vita le offriva nel momento del loro massimo splendore.
A qualunque prezzo, costassero qualunque sacrificio…
«Mi costa assai» aveva esordito Giovenca strappando il Geremia alle sue fumose riflessioni, «rischiare di rovinare questa bella serata.»
Zemia, che si aspettava l’avvio delle ostilità, aveva reagito come se ne fosse stata colta di sorpresa.
Aveva diretto lo sguardo sulla sorellastra.
«Ma cosa dici?» aveva chiesto.
«Oh!» aveva risposto Giovenca portandosi un ricciolo dietro le orecchie, «tu lo sai.»
Sapeva bene che nei momenti di massima felicità, come durante quella serata, non mancavano ombre che si divertivano a rovinare l’atmosfera.
«D’accordo» aveva concordato Zemia, «ma…»
«Ma?» l’aveva interrotta Giovenca.
Non le sembrava il caso quella sera, e per di più davanti a un estraneo…
«Estraneo?» aveva buttato lì Giovenca.
L’estraneo, cioè il Geremia, aveva cercato di capire il significato dello scambio di battute ma non era venuto a capo di nulla. Indicato dalla Zemia quale estraneo però se ne era un po’ risentito.
«Se sono di troppo…» aveva mormorato senza alcuna intenzione di chiudere la frase.
«Ma no!» s’era lanciata immediatamente Zemia. «Non volevo offendere, ci mancherebbe.»
Aveva temuto che avviandosi il discorso su quella china, la serata, davvero bella come poche, potesse rovinarsi, scocciare lui soprattutto, l’invitato.
«Peraltro…» aveva poi detto sospendendo la parola per aria.
«Peraltro prima o poi qui saremmo dovute arrivare, mia cara Zemia. O no?»
Zemia con un solo battito di palpebre aveva confermato.
Al Geremia intanto le orecchie erano diventate rosse.
Per quanto continuasse a non capire niente di ciò che le due sorelle si erano dette sino a quel momento, non gli era sfuggito il nocciolo della questione: c’era qualcosa che ostacolava la serenità delle due Ficcadenti, qualcosa che forse solo un uomo poteva affrontare e risolvere.
E lui, perdio, lo era!
«Ma cosa c’è?» aveva infine chiesto.
Le due sorellastre s’erano guardate, consultandosi silenziosamente.
A quel punto, sarebbe stata scortesia nei confronti dell’ospite andare avanti a parlare sottovoce di cose loro escludendolo dalla conversazione.
Era stata Giovenca a rompere gli indugi.
«Solo il dolore potrà darci la felicità» aveva detto.
E, visto che mentre parlava guardava lui, il Geremia aveva infine capito che sia dolore sia felicità erano cose che lo riguardavano direttamente. Però la sostanza gli sfuggiva ancora del tutto.
«Che dolore?» aveva allora chiesto.
Giovenca aveva rincarato la dose del mistero.
Solo il dolore, aveva spiegato, che ogni buon cristiano avverte alla morte di un suo simile: anche se dalla morte di costui dipende la sua felicità.
Perché proprio lì stava il centro della questione.
La loro felicità dipendeva dalla morte di un uomo: e per raggiungerla quanto prima dovevano augurarsi che la sua fine lo raggiungesse alla svelta.
«Ti pare possibile?» aveva chiesto Giovenca con voce rotta.
Il Geremia aveva risposto con il silenzio. Non voleva ammettere di non aver ancora compreso un accidente, ma di fatto le cose stavano così.
«Ma cosa?» aveva gemuto.
Era mai possibile, aveva allora ripreso Giovenca, che loro due potessero finalmente unirsi senza ostacoli solo dopo la morte di un uomo che la teneva in scacco… un Notaro, per la precisione?