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La luce d’Oriente, la pennellata arancione di cui il cielo si colorava di tanto in tanto, innescando nostalgie di mondi lontani e sconosciuti e struggimenti di cuore, era ormai morta quando la Stampina uscì di casa.
Grigio, piuttosto, il cielo.
Un grigio ferro che aveva tolto ogni poesia al paesaggio restituendolo ai suoi odori, cipolla perlopiù, come se non si mangiasse altro, e alle sue incombenze, alla vita vigliacca che non lasciava mai in pace i poveri cristi.
Grigia anche lei, la Stampina aveva gli occhi fuori dalle orbite per el gran vosà che aveva fatto fino a un minuto prima senza che il Geremia facesse una piega, solo guardandola e ripetendo: «Ormai ho deciso».
L’avrebbe accoppato!
Lei l’aveva fatto, lei lo strappava dalla Terra!
Prima però avrebbe accoppato quelle due maledette. Tutte e due, proprio, sia quella bella, sia quell’altra, bruttezza spregevole.
El diàol, la Stampina non aveva ormai alcun dubbio, l’era quela lì!
Uscì di casa armata delle sole mani ma dopo pochi passi il freddo grigio e triste come il cielo l’assalì, colpendola proprio là dove l’artrite aveva iniziato a mangiarla da quando aveva cominciato a lavare i panni di casa nelle acque del fiume, cioè a quindici anni.
Le sue mani, l’arma del delitto, diventarono viola come prugne mature. Si fermò sotto il portico poco prima di piazza Santa Marta, cercando di restituire sangue alle sue estremità. Ne ottenne dolore e un rumore rugginoso. Le guardò e due lacrime di rabbia le uscirono dagli occhi cristallizzandosi quasi subito per il freddo. La vecchiaia le aveva portato in dono quei nodi, il cielo la stava punendo oltre misura per dei peccati che, semmai, aveva commesso solo col pensiero.
E il prevosto predicava che i disegni celesti erano imperscrutabili.
Aveva ragione.
Se guardava a quello che le stava capitando, non ci capiva proprio un accidente e, addirittura, le veniva quasi il sospetto che…
Si fermò.
Alt.
Stava viaggiando su una strada peccaminosa. E il cielo la stava avvisando del pericolo che correva.
Proprio quelle mani che si era rovinata grazie ad anni e anni di acqua di fiume fredda come ghiaccio, rifletté, incapaci adesso di tenere come si doveva anche la sola forchetta, erano la tappa finale di un disegno del Signore che le voleva impedire di combinare gesti inconsulti.
Però, con tutto il rispetto per l’alto dei cieli, la cosa non poteva certo finire lì.
El sciòr prevòst doveva essere informato della follia che si era insinuata nella testa del Geremia, plagiato dalle arti diaboliche delle due merciaie.
Partì.
Traversò piazza Santa Marta spazzata dal vento.
Suonò lungamente al cancello della canonica.
La Rebecca, dalla finestra della cucina, guardò altrettanto lungamente prima di capire chi rompesse l’anima a quell’ora. Poi, una volta identificato il soggetto, tirò un sospiro.
«Finalmènt» mormorò.
«Gh’è chì la Stampina» gridò quindi.