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Il prevosto era nelle pettole.
La perpetua sulle spine.
Il motivo, lo stesso per entrambi.
Il sacerdote sapeva di essersi messo in un grosso guaio, al santo scopo di restituire a quella famiglia un figlio che si comportasse in maniera normale, promettendo a Geremia di farsi carico del suo problema di cuore. Ma gli bastava pensare alla descrizione che la Rebecca gli aveva fatto di quella Giovenca Ficcadenti per avere la certezza che due persone tanto distanti tra loro non potevano esistere sulla faccia della Terra.
La Rebecca invece si rodeva perché voleva saperne di più ma dalla gola del sacerdote non era uscita una parola che fosse una.
Se, però, dentro lì in canonica qualcuno pensava che lei fosse scema del tutto, e si riferiva al reverendissimo signor prevosto visto che ad abitarla erano loro due soli, si sbagliava grossolanamente, perché lei sapeva fare uno più uno e se tra la visita della Stampina e le domande del sacerdote buttate lì come per caso non erano passate che le ore della notte, voleva dire che il busillis era lì.
Ed era anche bello grosso.
Studiandosi l’un l’altra, i due non si parlarono quasi. Se aprivano la bocca era per comunicarsi la più banale delle ovvietà.
«Freddo, eh?»
«Proprio freddo.»
Fu la perpetua, sabato 27 novembre, a mettere sul tavolo, oltre che il pranzo, un nuovo argomento di conversazione.
«Grande apertura allora, mercoledì prossimo» disse come dando per scontato che il sacerdote capisse il riferimento.
Nel giro della spesa quotidiana non aveva potuto fare a meno di notare i manifesti a sfondo giallo che annunciavano l’inaugurazione della nuova merceria.
LA PREMIATA DITTA SORELLE
FICCADENTI
È LIETA
DI ANNUNCIARE
LA SUA PROSSIMA APERTURA
IL GIORNO MERCOLEDÌ 1° DICEMBRE
MERCI DI PRIMA QUALITÀ E PREZZI
IMBATTIBILI
VI ATTENDONO.
Il prevosto non aveva capito.
O faceva finta?
Chi lo sa?
«Vale a dire?» chiese comunque.
La perpetua decise di stare al gioco. Quando voleva le veniva benissimo fare l’oca.
«Ma sì, la merceria di quelle… quelle…»
«Ficcadenti?» concluse il prevosto.
«Pròpi.»
Stropicciandosi il mento, il sacerdote se ne uscì con un: «Chissà…» che, apposta, lasciò lì a mezz’aria.
Non ci restò molto.
«Chissà cosa?» lo prese al volo Rebecca.
«Ma niente, dicevo così per dire. Chissà se i prezzi saranno davvero imbattibili» spiegò il prevosto.
Era lei, imbattibile, su quell’argomento. Lei che doveva far quadrare i conti di casa.
«Non ci vuole tanto» sentenziò.
Bisognava far conto che quando si entrava nelle mercerie Tocchetti e Galli, le altre due del paese, era come entrare nel negozio di un orefice.
L’altro mese, tanto per fare un esempio, il Galli le aveva rubato, perché di furto vero e proprio si era trattato, la bellezza di una lira per il bottone della tonaca che aveva perso.
«Una lira per un bottone?»
«No» spiegò la perpetua.
Il Galli le aveva spiegato che, come quelli, li aveva solo in serie di dieci e non poteva aprire una confezione per un solo bottone.
Prendere o lasciare.
E siccome dal Tocchetti si suonava la stessa musica, visto che i due si mettevano d’accordo sui prezzi e soprattutto sugli sconti, da non fare mai, in nessun caso, a lei era toccato sganciare e pace amen.
«Be’» fece il prevosto, «ma allora…»
«Allora cosa?»
«Se questi prezzi sono davvero imbattibili…»
La perpetua si lasciò scappare un sorriso.
«Vorreste andare a controllare? Dico, si è mai visto un prevosto che fa il giro dei negozi?»
«Vade retro!» ribatté il sacerdote sorridendo a sua volta.
«Voi, piuttosto.»
«Io?» finse di meravigliarsi Rebecca.
Ma sì, poteva entrare con la scusa di acquistare un metro di nastro o di qualcos’altro, dare un’occhiata in giro, annusare l’ambiente, vedere, anche, che tipe erano queste due sorelle.
«Se proprio ci tenete…» si arrese la perpetua.
«Non che la cosa mi riguardi più di tanto, però…»
«Però non mercoledì» interloquì Rebecca.
Mercoledì, con la faccenda dell’apertura e la curiosità che andava montando, sarebbe stato impossibile ispezionare ambiente e prezzi.
«Giovedì» propose.
«E voi andateci giovedì» accettò il prevosto, come se la cosa non lo riguardasse.