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Un giorno, massimo due.
Va bene, c’erano stati il sabato e la domenica di mezzo.
In ogni caso lui era stato lì ad aspettare lo stesso.
Niente nemmeno lunedì, né martedì.
E al Giovio aveva cominciato a friggere il sedere.
Sul giovedì, chissà perché, avrebbe scommesso quasi tutto il patrimonio.
A ogni “Permesso? Avanti!” che aveva bussato alla porta del suo studio s’era immaginato di veder comparire finalmente la Giovenca. Invece, più che olezzanti contadinacci, resi ancor più brutti dalla delusione, altro non c’era stato. Sul fatto che il biglietto potesse essere andato perduto non aveva dubbi: l’aveva affidato lui stesso a un tal Scarpetta con l’ordine perentorio di infilarlo nella cassetta postale di villa Coloni e poi avvisarlo dell’avvenuta consegna.
Che nel frattempo, durante la sua lunga assenza, fosse successo qualcosa?
Sarebbe stato da sciocchi gridare alla tragedia!
Cioè… era stata la pragmatica riflessione del Giovio.
Di malattie che portavano a marcire cristiani di ogni razza e colore e sesso ed età ce n’erano a bizzeffe, da avere l’imbarazzo della scelta. La degenza presso il San Severo aveva lasciato il segno.
Tuttavia Editto Giovio, nella sua infantile onnipotenza, non riusciva a contemplare che i cieli avessero potuto colpirlo così profondamente e proprio nel momento in cui, dopo averlo tanto disprezzato, si era avvicinato alla santità del matrimonio. Quindi, scartata d’ufficio una disgrazia con morte prematura, si fissò a pensar male, col che era convinto come tanti di non sbagliare mai o quasi.
La gioventù, l’ignoranza e lo stesso essere femmina, poteva, rifletté, giustificare nella ragazza una sorta di amnesia dei patti, averla indotta a pensare che lui si fosse dimenticato della promessa fatta. Da cui una farfallona libertà che forse, per venir fuori dall’inghippo, l’aveva portata a rivolgersi ad altri.
In ogni caso il Notaro Editto Giovio, che sempre aveva anteposto al bene altrui il proprio, non poteva accettare di essere scavalcato sul campo da nessuno, fosse anche un suo pari oppure un cagarogne di avvocato.
Vederci chiaro innanzitutto, decise, per prendere opportune contromisure.
Il martedì sera, quando ormai erano passati dieci giorni dalla consegna del biglietto, il Giovio aveva mandato a chiamare il tuttofare Scarpetta.
«Vammi a cercare il Torsolo e digli che lo voglio il prima possibile qui da me» aveva ordinato.
Il tuttofare era rimasto come se non avesse ben capito. Infatti il Torsolo in quella stagione tendeva trappole alle volpi ed era più facile trovare un ago in un pagliaio che non lui nelle radure e nei boschi che batteva.
Il Giovio non aveva voluto sentire ragioni.
«Ti ho detto di trovarlo e mandarmelo qui» aveva ribadito. «Dov’è lui e come farai tu a beccarlo sono affari che non mi riguardano.»