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E tric e trac, e tric e trac, il prevosto si svegliò che era ancora buio.
Non avendo mai voluto possedere orologi, si era abituato a calcolare così, a stima, l’ora.
Fece una rapida riflessione.
Le quattro, decise.
Poi guardò la sveglia: le quattro e mezza, aveva sbagliato di poco.
E tric e trac!
Quel rumore lo svegliò del tutto.
Sembrava che provenisse da sotto il letto o dalla cucina sopra la quale era la sua camera. Si alzò circospetto per guardare, vergognandosi un po’, sotto il letto dove vide solo alcuni batuffoli di polvere. Decise allora di scendere da basso per dare un’occhiata, non prima di essersi gettato uno scialle sulle spalle e infilati gli scalfarotti di lana grezza. Scese con cautela le scale, raggiunse la cucina e verificò che, oltre a un residuo di odore di lesso, non c’era altro.
Stette in ascolto, immobile.
E tric e trac, ancora!
E tric e trac, trac, trac!
Veniva dall’esterno.
In cucina c’era una sola finestra che permetteva però di avere un’ampia visione della piazza e del giardino della canonica. Vi si avvicinò quando percepì un nuovo trac e comprese che quel rumore veniva proprio dal giardino. Lo ispezionò partendo dall’angolo di destra, dove sorgeva un’imponente magnolia, per passare poi ai roseti che giungevano sino al limite del vialetto che conduceva all’ingresso della canonica, passò oltre, scrutò le tre famiglie di ortensie, il rododendro e infine…
«Trac» gli uscì di bocca.
Tric, trac.
Ecco cos’era.
Qualcuno, protetto dal buio della notte, stava diligentemente impoverendo il magnifico calicantus che abbelliva l’angolo sinistro del giardino. Stante il buio, il sacerdote vedeva solo i rami tagliati, dopo il tric i più fini, dopo il trac i più resistenti, cadere a terra. Di uscire per cogliere sul fatto il ladro, se così si poteva chiamarlo, non gli venne in mente. Attese invece, sino a che quello, evidentemente soddisfatto del massacro compiuto, raccolse i rami tagliati in un enorme fascio, se li buttò sulla schiena e con invidiabile agilità scavalcò la recinzione del giardino e tagliò diritto lungo la piazza fino a che il buio non lo inghiottì completamente.
Il calicantus sembrava che fosse ischeletrito.
Il prevosto ragionò che, prima di farle venire un colpo per lo scempio compiuto, sarebbe stata buona cosa avvisare Rebecca che nel corso della notte avevano massacrato la pianta che profumava il Natale della canonica e le case delle fedelissime della prima messa.
«Qualcuno…» mormorò il sacerdote tornando a letto per un’oretta di riposo prima della sveglia ufficiale.
Qualcuno per modo di dire.