Capitolo 91
«Lei non va mai a casa, Jay?», chiese Kim alla guardia, quando aprì loro la porta.
«Spero di andarci presto, appena arriva il mio sostituto».
Indicò la sala dei monitor. «È tutto tranquillo, i membri del personale sono usciti tutti, a parte Carl che sta arrivando per parlare con voi».
Kim guardò la porta dell’ufficio di Marianne, chiusa a chiave.
«Non posso farvi entrare, mi dispiace, ma Jerome è arrivato. Possiamo fare il passaggio di consegne fuori e nel frattempo voi potete usare la mia stanza».
Kim lo ringraziò con un sorriso; la guardia iniziava ad avere un aspetto un po’ sciupato dopo il turno di dodici ore.
«Ah, ecco il nostro uomo», disse, quando Carl spuntò nel corridoio con la cassetta degli attrezzi in mano. Evidentemente, appena terminato il colloquio aveva intenzione di andarsene.
A differenza del fratello la salutò con un sorriso, che tuttavia stonava sul suo volto.
Si misero a sedere. Nel frattempo, Kim lo osservò senza dare nell’occhio, cercando di scovare i piccoli particolari che distinguevano i due gemelli, ma a esclusione del taglio di capelli leggermente più corto non ne trovò.
«Grazie di esserti trattenuto per parlare con noi», disse. «E sono sicura che ormai saprai che il motivo di questo colloquio è Hayley Smart, vero?».
Lui annuì e serrò le gambe.
«La conoscevi bene?», gli domandò.
«Non molto. Non parliamo con le donne. Marianne non lo gradisce».
A Kim risultava che Carl amasse intrattenersi con le ospiti della casa, a differenza del gemello. Soprattutto con quelle attraenti.
«Ma sono sicura che tu hai parlato più di una volta con Hayley. È stata qui per sei mesi».
Lui fece spallucce. «Ogni tanto. Più che altre le chiedevo come stava la bambina. Non diceva mai una parola».
Kim annuì, e Carl cambiò nuovamente posizione. Il linguaggio del corpo parlava chiaro: si stava innervosendo.
«Ti è mai capitato di stabilire un rapporto d’amicizia particolarmente profondo con qualche ospite? Proprio stamani ti ho visto parlare con una donna mentre cambiavi una lampadina».
«Be’, non possiamo nemmeno ignorarle», ribatté l’uomo. «Cerchiamo di rivolgerci a loro in modo cordiale e professionale».
Se la memoria non la ingannava, Carl aveva conversato amabilmente con quella donna per più di venti minuti.
«Non sei intervenuto quando Luke Fenton l’ha rintracciata e si è presentato al cancello a dare fastidio?».
Carl scrollò le spalle. «Quando sono uscito ormai se n’era andato. Non l’ho visto».
Qualcosa solleticava il suo subconscio. Era l’assillante sensazione che ci fosse qualche tassello fuori posto.
«Ti ricordi di una donna chiamata Wendy Lockwood?», lo incalzò.
Lui alzò gli occhi, poi li ruotò a sinistra e spalancò le gambe. Non reagì come se si trattasse di una persona con cui aveva stabilito un rapporto di amicizia, a differenza di quanto aveva detto Wendy. «Credo di sì. Due bambine, sposata con quel giornalista?».
Kim annuì e scrutò l’uomo con più attenzione. Un inquietante sospetto si stava facendo strada nella sua mente.
«Be’, quel giornalista è stato trovato morto, assassinato, un paio d’ore fa».
Sul volto di Carl si dipinse un’espressione di sincero stupore. Era la risposta che stava cercando. Kim capì che la notizia l’aveva colpito.
Ed era proprio la reazione che si sarebbe aspettata se il dubbio che la attanagliava avesse avuto un fondamento; i suoi sospetti crebbero, di pari passo con la sua rabbia.
«Quindi non hai parlato spesso con Wendy Lockwood?».
Un’altra scrollata di spalle e un segno di diniego. «Come le ho detto, non siamo…».
«Sì, l’hai detto. E che mi dici allora della ragazza di prima, quella con la permanente appena fatta?».
Lui reagì con uno sguardo vacuo. «A dire la verità, non so molto…».
«Dimmi il suo nome. Almeno quello lo saprai, no?».
Bryant si voltò a guardarla: aveva notato il cambiamento nel suo tono di voce. Ma Kim non era stupida, e non le piaceva quando la trattavano come se lo fosse.
Si appoggiò allo schienale e, dopo avere abbassato lo sguardo sulle sue spalle, finalmente unì i puntini.
Piccole pagliuzze bionde. L’agitazione, quel dimenarsi eccessivo. Il fatto che non sapesse con chi aveva parlato prima. Ma la conferma le venne osservando il distacco con cui aveva reagito quando aveva menzionato Wendy Lockwood. Una donna a cui era stato legato come minimo da un rapporto di amicizia.
Incrociò le braccia. «È stato bello conversare con te per la seconda volta nella stessa giornata, Curt, ma io ho chiesto di parlare con Carl. E adesso dimmi dove diavolo è tuo fratello».