Capitolo 77
Marianne aveva notato l’espressione della detective quando aveva provato a spiegarle che la permanenza nella struttura aveva un limite massimo di sei mesi. Avrebbe potuto citare le statistiche: per ogni donna che accoglieva era costretta a rifiutarne almeno cinque che ne avevano diritto allo stesso, identico modo. Ogni persona che si rivolgeva a lei aveva sofferto ma, per quanto ci provasse, non poteva accontentarle tutte.
Quel periodo dell’anno rendeva tutti più inclini alla riflessione. Lei ogni tanto si chiedeva se avesse sbagliato a non sposarsi, a non avere figli, a non prendersi qualche vacanza in più, ma poi si rispondeva che il lavoro era il suo compagno di vita e le sue ospiti erano come figlie. La sua sola preoccupazione era riuscire ad assicurare un futuro a quante più persone possibile. E proprio per questo motivo aveva organizzato la campagna natalizia di raccolta fondi, sperando che i suoi benefattori sotto le feste si sentissero più generosi.
Iniziò a spulciare le risposte alle e-mail. Non le piaceva supplicare, ma in effetti era proprio quel che aveva fatto, mettendo in luce i risultati ottenuti, citando le statistiche e raccontando le storie che negli ultimi mesi avevano avuto un lieto fine, così da dimostrare ai suoi benefattori che il loro denaro era servito a un nobile scopo. In fondo, aveva inserito la lista degli obiettivi non ancora raggiunti. Primo fra tutti la sala computer, che avrebbe permesso a un numero maggiore di donne di accedere alla rete per cercare lavoro e aggiornare il curriculum, anziché costringerle ad alternarsi, un’ora a testa, alle due sole postazioni presenti.
La campagna natalizia era stata inviata a settantasei destinatari. Visualizzò le statistiche relative al messaggio. Dei destinatari totali, ben settantacinque avevano aperto il messaggio. Marianne sorrise. Purtroppo, tra coloro che l’avevano letto, solo in ventisette avevano risposto. Meno della metà.
L’agitazione di Marianne crebbe quando lesse il nome dell’unico destinatario che non si era neppure degnato di aprire il messaggio. Era l’esponente più facoltoso della lista e quello che in passato si era dimostrato più generoso.
Forse avrebbe dovuto escogitare qualcosa che lo convincesse a cambiare idea.
Scorse le e-mail che aveva ricevuto in risposta. Le bastava leggere la prima riga, in alcuni casi addirittura la prima parola, per passare alla successiva.
Mi deve perdonare, ma sono tempi duri…
È stato un anno difficile…
Abbiamo dovuto ridimensionare…
A causa della concorrenza spietata…
Purtroppo…
A Marianne le giustificazioni non importavano. Il succo era il “no”.
In fondo alla lista delle e-mail ricevute trovò un messaggio di Derek Hodge. L’oggetto diceva semplicemente “errore”. La aprì e iniziò a leggere.
Cara Marianne,
ho riflettuto sulla tua recente richiesta di aiuto e ho concluso che il mio rifiuto di contribuire a una così degna causa sia stato avventato e scortese. Dopo averci pensato, ho deciso che in giornata provvederò a fare un bonifico sul tuo conto corrente.
Cordialmente,
Derek
Marianne batté le mani, felice. Forse la sala computer non era un sogno irrealizzabile. Con alcune delle ospiti avevano preferito puntare all’alfabetizzazione digitale, perché insegnare loro a leggere e a scrivere avrebbe richiesto tempi più lunghi.
Hayley Smart apparteneva a quel gruppo.
I suoi pensieri corsero ancora una volta a quella donna sfortunata con la voglia sul viso. Rivide il suo ultimo sguardo, in cui la disperazione si mescolava all’impotenza, le sue spalle curve, cariche di sconfitta. In quell’occasione le aveva confidato di avere dato Mia in adozione. Risentì le sue suppliche, le parole imploranti che le erano uscite di bocca. Invano.
La detective Stone non era riuscita a nascondere la sua indignazione per il fatto che allo scadere del soggiorno avessero chiesto a Hayley di andarsene. E chissà cosa avrebbe detto se avesse scoperto com’erano andate le cose in realtà.